— Tutto questo dovrebbe significare qualcosa?
— Vi ho solo risposto. Mi piace l’ordine. Tutti i cattivi nella loro cella, e io senza polvere, sudiciume o sangue sulle mani. Ne ho avuto abbastanza sulla Terra.
Jase emise un leggero brontolio. — Se non ti conoscessi, ti manderei a Nuovorizzonte in osservazione.
Nils si batté il dito sulla tempia. — Si tratta solo di questo. Di lavoro di pattuglia con il cervello. Sconfiggere le forze del male mediante il computer.
— Un gioco.
— Mi sono sempre piaciuti i vecchi war games video. Se avessi il vostro posto… — Si interruppe, scuotendo la testa. — Non avrò mai il vostro posto.
— Te lo cederei per colazione, se dipendesse da me.
— Lo so. — Inghiottì le ultime gocce di frullato, rimuginando senza rancore. — Io vi osservo. Lo sapevate? Vi osservo parecchio. Per capire perché voi siete seduto lì e io qui. Sapete cosa penso che sia?
— Qualche idiota della Centrale L.E.
— No. Be’, forse anche questo. Ma si tratta di una qualità che non possiedo. La giusta sensazione di quando è ora di infrangere i regolamenti. L’istinto che vi suggerisce come arrivare al nocciolo del problema. L’avete adoperato quand’eravate di pattuglia, ma non potete adoperarlo qui, ecco perché non riuscite a sopportare il vostro lavoro. Ma è proprio per questo motivo che avete ottenuto il posto. Perché questo luogo potrebbe essere agevolmente diretto da qualcuno con un microchip al posto del cervello; addirittura potrebbe essere diretto da un robot. Ma questo è Averno, l’unica colonia penale isolata, autosufficiente, armata e orbitante; e i burocrati della Terra avevano bisogno che fosse diretta da un essere umano con cui poter parlare.
Jase rifletté su quelle parole, quasi con sorpresa. Poi scosse la testa. — Ottima analisi, ma io non la vedo allo stesso modo. La considero piuttosto una malignità del Fato. Mi piace l’aria libera, e il Fato mi dà aria riciclata. Mi piace l’azione, e il Fato mi dà una scrivania. Mi piace la gente, e ottengo migliaia e migliaia di persone che conosco solo come numeri. Mi piace scoprire i colpevoli, e ottengo criminali già processati e condannati. Mi piace la Terra, e ottengo… be’, forse hai ragione. Forse se cominciassi a comportarmi come un computer, prenderebbero sul serio le mie richieste di trasferimento…
La sua voce si smorzò nel silenzio. Jase fissò il tappeto, senza vederlo. Per un istante gli parve che il silenzio avesse una sua consistenza. Provò un bizzarro senso di disturbo, come se un soffio di aria fresca lo sfiorasse, o un raggio di sole fosse appena svanito dalla stanza priva di finestre. Una cosa totalmente familiare nel posto sbagliato. Venne a galla un nome. Ricordò i primi anni da poliziotto, quando un nome, una parola casuale, un capello su una manica, venivano bruscamente messi a fuoco: un particolare trascurabile che collegava in una catena ininterrotta tutte le informazioni disponibili su un crimine. Proprio allora aveva cominciato a non prendere alla lettera i regolamenti. In quei momenti di intuizione folgorante. Ma perché ora? E…
— Chi diavolo è Fiori?
Nils si alzò e si stiracchiò. — Lo sapete. Quel dottore di Nuovorizzonte. Gli ho detto che l’avreste chiamato prima ancora di sedervi alla scrivania.
— Ah, sì?
— Un tocco di pubbliche relazioni fra spaziali.
— Oh, quello lì. Vuole un detenuto?
— Uno ben preciso. C’è nel messaggio. — Buttò.il bicchiere nello scivolo dei rifiuti. — Ho finito il mio turno.
— Sogni d’oro.
Jase trovò il nome di Fiori fra quelli elencati nella lista delle chiamate di massima priorità. Il messaggio era già bizzarro di per sé.
Richiesta permesso esaminare detenuto Q92814HD2, uso apparecchiatura sperimentale per pazienti Nuovorizzonte. Dottor A. Fiori. Progetto: Cavia.
Cercando di ricavarne un senso, richiamò la pratica del detenuto Q92814HD2. Una donna rapata, smunta, con occhi di un’intensità sorprendente, lo fissò dallo schermo. Jase emise un brontolio. Terra Viridian. L’elenco dei crimini da lei compiuti contro il GLM era interminabile. Assassinio mediante laser in pieno giorno di 1509 fra civili e personale governativo… diserzione… minacce con fucile laser puntato contro il proprio ufficiale comandante… uso di detta arma contro… contro… Un’immagine televisiva del massacro guizzò nella mente di Jase, abbagliandogli per un istante il cervello: lo scheletro carbonizzato della palizzata, il deserto infuocato sotto l’ardente occhio del sole, corpi avvolti dalle fiamme come se un’eruzione solare si fosse estesa per milioni di chilometri fino a baciare il deserto e poi ritrarsi. Per il tentativo di trasformare in luce qualsiasi cosa vedesse sotto l’ardente cielo azzurro di mezzogiorno, la donna era stata rinchiusa a vita, senza appello, fino al suo ultimo respiro, nell’Anello Scuro di Averno.
Si era allontanata dal luogo del massacro ed era salita su una navetta pendolare diretta al Settore Costadoro. Per tre settimane era stata segnalata in tutti i luoghi del mondo: contrabbandava armi in una stazione spaziale segreta di ribelli, e contemporaneamente scalava una montagna del Settore Drago per raggiungere un monastero dove espiare i peccati. Poi, nel sud del Settore Costadoro, due poliziotti avevano arrestato una vagabonda che frugava in un bidone di riciclaggio inceppato cercando qualcosa da mangiare. Quando si era ribellata, l’avevano portata dentro, con l’accusa di resistenza aria forza pubblica e possesso di un’arma illegale. Poi avevano scoperto chi era.
Terra Viridian. L’arma illegale era un coltello piegato con cui aveva fatto inceppare il bidone di riciclaggio…
Era su Ayerno da sette anni. Nessun incidente, nessun infortunio. Nessuna comunicazione dal mondo esterno. Consumava i pasti, quindi era viva. Jason fissava lo schermo, ricordando il sensazionale processo. La Pazza contro il Governo Libero Mondiale. Era rimasto disgustato quando l’avevano mandata su Averne La donna era fuori di senno, si era rifugiata in un universo differente. Non si rendeva nemmeno conto di dove si trovava, per cui non poteva aver niente a che fare con Averno. Ma il Settore Deserto aveva minacciato di staccarsi dal GLM, portando con sé petrolio, miniere e commercio, e quindi il Governo l’aveva dichiarata sana di mente e pienamente responsabile delle proprie azioni. La donna se ne stava seduta in silenzio nell’Anello Scuro, sola con le proprie visioni, e dava meno fastidi che se fosse stata sepolta. E ora un dottor Fiori qualunque voleva mettersi a giocherellare con il suo cervello, costringendola a capire esattamente dove si trovava. Per i prossimi cinquant’anni, o cento. L’Anello Scuro. Nessuna possibilità d’appello.
Jase premette un pulsante luminoso dell’intercom. — Linea esterna. Klyos.
— Identità vocale tre. Confermato.
— Collegamento con Nuovorizzonte. Jason Klyos, per il dottor A. Fiori.
Nuovorizzonte si librava appropriatamente nell’ombra della Luna, un posto tranquillo, finanziato da capitali privati e sostenuto dal GLM, per lo studio della pazzia criminale. — Collegamento — disse qualche istante dopo l’intercom. — Il dottor Fiori.
— Direttore Klyos, grazie per avermi richiamato. — Fiori era un uomo di mezz’età che ignorava l’Ultima moda in fatto di visi, e aveva l’aria di chi è rimasto sveglio per giorni interi. Aveva capelli ricci che cominciavano a diradarsi, e un’ombra scura sotto gli occhi. Il suo sorriso allegro sembrava forzato. Parlava in continuazione senza aver l’aria di respirare. Jase si sforzò di afferrare i punti salienti. Alla fine riuscì a interromperlo, arginando quel fiotto di parole.
— Il detenuto non può lasciare Averno a nessuna condizione.
— Lo so, maledizione. Non importa… lì o qui, probabilmente è incurabile. Porteremo le nostre apparecchiature lì da voi.