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Felice? Non era piuttosto un accontentarsi? Che cosa voleva, in realtà?

Se fosse riuscita a trovare ciò che cercava tra questi stranieri venuti dalle stelle, non sapeva; però prima che lasciassero Thalassa per non tornarvi mai più bisognava fare un tentativo.

Anche Brant, quella stessa mattina, si era incontrato con la Waldron, che non l’aveva accolto con il calore consueto quando lui le aveva messo sulla scrivania la nassa elettrica rotta.

«Lo so che ha ben altro per la testa, ma che cosa intende fare a questo proposito?» le chiese.

Il sindaco guardò senza entusiasmo l’intrico di cavi elettrici spezzati.

Non era facile ridiscendere nella routine quotidiana dopo la vertiginosa esaltazione della politica interstellare.

«Tu che ne pensi?» gli chiese di rimando.

«L’hanno fatto apposta, non c’è dubbio. Guardi il filo… l’hanno piegato più e più volte fin quando si è rotto. La nassa non s’è guastata, ne mancano anche delle parti. Nessuno dell’Isola Meridionale farebbe una cosa del genere. A cosa gli servirebbe? Prima o poi scoprirò chi è stato, e allora…»

Il silenzio di Brant non lasciava dubbi su ciò che poi sarebbe accaduto.

«Hai dei sospetti?»

«Da quando ho cominciato a fare esperimenti con le nasse elettriche ho avuto contro non solo i Conservatori, ma anche quei matti che dicono che dovremmo mangiare solo cibo sintetico perché è male mangiare esseri viventi… animali o piante che siano.»

«I Conservatori non hanno forse tutti i torti. Se davvero le tue nasse sono efficienti come sostieni, potrebbero sul serio sconvolgere l’equilibrio ecologico.»

«In questo caso i rilevamenti statistici che facciamo regolarmente ce lo direbbero subito, e allora non faremmo altro che smettere di pescare per un po’. Comunque, sono i pesci d’alto mare quelli che m’interessano; sembra che il mio campo li attiri anche da tre o quattro chilometri di distanza. E anche se tutti quanti sulle Tre Isole non mangiassero altro che pesce, l’incidenza sarebbe irrilevante nel complesso della fauna oceanica.»

«Hai senz’altro ragione… riguardo agli pseudopesci indigeni. Meglio così, dato che per la maggior parte sono velenosi e non val la pena di lavorarli industrialmente. Ma sei sicuro che i pesci importati dalla Terra hanno attecchito saldamente? Tu potresti essere la goccia che fa traboccare il vaso, come si suol dire.»

Brant guardò il sindaco con rispetto; non era la prima volta che lo coglieva di sorpresa con domande intelligenti. Non gli venne mai da pensare che la Waldron non avrebbe mantenuto la poltrona di sindaco per tanto tempo se non avesse avuto qualche dote nascosta.

«Ho paura che i tonni non ce la faranno a sopravvivere ci vorrà qualche altro miliardo di anni perché l’oceano diventi salato a sufficienza. Ma trote e salmoni vanno benissimo.»

«E sono veramente ottimi; forse riusciranno addirittura a convincere i Sintetisti ad abbandonare i loro scrupoli morali. Con questo, non è che la tua teoria mi convinca del tutto. È gente che parla molto, quella, ma che non fa nulla.»

«Hanno fatto scappare una mandria intera da quell’allevamento sperimentale, due anni fa.»

«Hanno cercato di far scappare le bestie, vuoi dire. Le mucche sono tornate indietro da sole. Hanno fatto tanto ridere con quell’iniziativa, che hanno pensato bene di lasciar perdere. Non credo che questa sia opera loro» concluse il sindaco indicando la nassa rotta.

«Però non sarebbe difficile… una barca, di notte, un paio di subacquei…

Lì l’acqua è profonda solo venti metri.»

«Bene, farò qualche indagine. Nel frattempo, voglio che tu faccia due cose.»

«E sarebbero?» chiese Brant cercando di non mostrarsi sospettoso, ma senza riuscirci.

«Ripara la nassa. Potrai trovare tutto quello che ti serve ai Magazzini Tecnici. E piantala di lanciare accuse finché non sei sicuro al cento per cento. Se ti sbagli, fai la figura del cretino e devi anche scusarti. Se invece hai ragione, spaventi i colpevoli e non li puoi più cogliere sul fatto. Hai capito?»

Brant rimase a bocca aperta: mai il sindaco l’aveva trattato così bruscamente. Raccolse quella che doveva essere la prova del reato e se ne andò con la coda tra le gambe.

Si sarebbe sentito ancora più giù — o la cosa l’avrebbe magari solo divertito — se avesse saputo che la Waldron non nutriva più tutto quell’interesse nei suoi confronti.

Loren Lorenson aveva fatto colpo su più di una persona, quel giorno.

15. Terra Nova

La scelta di un simile nome per il nuovo villaggio — che tanto ricordava la Terra perduta — era oltremodo infelice, e nessuno volle addossarsi la responsabilità di averlo così chiamato. Però era un po’ meglio di «campo base», e quindi finì per essere accettato da tutti.

Il complesso di costruzioni prefabbricate era sorto con rapidità stupefacente — letteralmente da un giorno all’altro. Era la prima dimostrazione, per Tarna, dell’efficienza dei Terrestri, o, meglio, dei loro robot — e i Thalassani ne rimasero debitamente impressionati. Anche Brant, secondo cui i robot davano più grane che altro, tranne che forse per i lavori più rischiosi o ripetitivi, dovette rivedere la sua posizione. Ad esempio gli stranieri avevano una macchina costruttrice mobile, molto elegante di forme, che lavorava con la velocità del fulmine, a tal punto che certe volte non se ne riuscivano a seguire i movimenti. Ovunque andasse, questo robot era sempre seguito da una folla di ragazzini che l’ammiravano a bocca aperta. Quando si trovava davanti uno di questi ragazzini, la macchina si fermava immediatamente e non riprendeva a lavorare se non quando tutti erano a distanza di sicurezza. Brant stabilì che un assistente del genere gli avrebbe fatto molto comodo, e chissà che non ci fosse il modo di convincere i Terrestri a…

Nel giro di una settimana, Terra Nova era diventato un microcosmo perfettamente funzionante e perfettamente integrato con la grande astronave in orbita fuori dell’atmosfera. C’erano alloggi — semplici ma comodi per un centinaio di persone, e tutte le infrastrutture necessarie, tra cui biblioteca, palestra, piscina e teatro. I Thalassani apprezzarono molto la cosa e si affrettarono ad approfittarne anch’essi. Di conseguenza la popolazione di Terra Nova era sempre almeno il doppio delle cento persone previste.

La maggior parte di questi ospiti, fossero invitati o meno, mostrava un gran desiderio di rendersi utile affinché il soggiorno dei Terrestri fosse il più gradevole possibile. Tanta cordialità era molto apprezzata, ma spesso risultava alquanto imbarazzante. I Thalassani mostravano una curiosità insaziabile, e il concetto di intimità era loro praticamente sconosciuto. La scritta SI PREGA DI NON DISTURBARE veniva spesso considerata alla stregua di una sfida personale, e ciò portava a interessanti complicazioni…

«Voi tutti siete ufficiali, adulti e provvisti di grande intelligenza» aveva detto il capitano Bey durante l’ultima riunione tenuta a bordo. «Quindi non dovrebbe essere necessario dirvi certe cose. Tuttavia siete pregati di non allacciare, come dire, relazioni intime con i Thalassani fin quando non sapremo fino in fondo qual è il loro atteggiamento relativamente a certe questioni. Pare che abbiano una mentalità molto aperta, ma questa potrebbe essere un’impressione errata. Lei che ne pensa, dottor Kaldor?»

«Non posso pretendere, capitano, di considerarmi un esperto degli usi e costumi thalassani dopo un così breve periodo di studio. Tuttavia la storia presenta alcune analogie molto interessanti: penso a quando le navi a vela di un tempo toccavano terra dopo i lunghi viaggi per mare. Credo che tutti abbiate visto quel classico dell’antica cinematografia che è L’ammutinamento del Bounty…»