«Avrebbe detto che s’era trattato di un incidente, ma l’inchiesta avrebbe fatto saltar fuori la verità. E poi lo schermo si sarebbe sempre potuto riparare. Fletcher sperava di guadagnare tempo, e di procurarsi così più sostenitori. E forse non sbagliava; un altro anno su Thalassa…
«Il Piano B prevedeva invece il sabotaggio del circuito di ventilazione, così da dover evacuare la nave. Restano valide le stesse obiezioni.
«Il Piano C era il più pericoloso, perché ci avrebbe costretti a rimanere tutti su Thalassa. Per fortuna, nessuno dei quattro Sabra era nella Propulsione; non sarebbero potuti arrivare tanto facilmente al motore quantico…»
Tutti ebbero un soprassalto, specialmente il comandante Rocklynn.
«Non sarebbe stato poi così difficile, signore, per uomini decisi a tutto.
Il problema vero consisteva, caso mai, nel mettere definitivamente fuori uso il motore quantico senza distruggere la nave. E non credo proprio che loro possedessero la competenza tecnica necessaria.»
«Però ci stavano lavorando» disse con voce dura il capitano. «Bisognerà riconsiderare le misure di sicurezza, ho paura. Ho indetto per domani a mezzogiorno una riunione di tutti gli ufficiali superiori.»
Allora l’ufficiale medico Newton pose la domanda che ognuno aveva in mente.
«Vi sarà una corte marziale, capitano?»
«Non è necessario, perché la colpevolezza è stata dimostrata al di là di ogni dubbio. Secondo il regolamento, resta solo da emanare la sentenza.»
Tutti rimasero in attesa.
«Grazie, signore e signori» li congedò il capitano, e gli ufficiali se ne andarono in silenzio.
Solo nella sua cabina, il capitano Bey si sentiva tradito. Ma se non altro era finita; la Magellano si era liberata da quella minaccia. Gli altri tre Sabra erano — forse — innocui; ma Owen Fletcher?
Continuava a pensare all’oggetto mortale al sicuro nella cassaforte. Il capitano era lui: gli sarebbe stato facile mettere in scena un incidente…
Si strappò a quelle fantasticherie; non l’avrebbe fatto mai, naturalmente.
Comunque aveva deciso la sentenza, ed era sicuro che nessuno l’avrebbe disapprovata.
Qualcuno aveva detto che non vi è problema che non abbia una soluzione semplice, comoda… e sbagliata. Ma questa soluzione, ne era certo, era semplice, comoda… e assolutamente giusta.
I Sabra volevano restare su Thalassa; ne avrebbero avuto la possibilità.
Senza dubbio sarebbero diventati bravi cittadini come tutti gli altri, e magari quel tipo di cittadini aggressivi ed energici di cui Thalassa aveva molto bisogno.
Che strano: la storia si ripeteva; come Magellano, anche lui era in procinto di abbandonare alcuni dei suoi uomini.
Ma se così facendo avesse dato loro una punizione o una ricompensa, l’avrebbe saputo soltanto trecento anni dopo.
VI. LE FORESTE DEL MARE
44. Palla spia
Lo staff del Laboratorio Marino dell’Isola Settentrionale si era mostrato tutt’altro che entusiasta.
«Ci vuole ancora una settimana prima che le riparazioni della Calypso siano terminate» disse il direttore. «E siamo anche stati fortunati, perché abbiamo ritrovato la sonda. È l’unica esistente su Thalassa, e non abbiamo nessuna intenzione di metterla ancora a rischio.»
Riconosco i sintomi, pensò l’ufficiale scientifico Varley; persino durante gli ultimi giorni della Terra c’erano certi direttori di laboratorio che non volevano lasciar usare le loro attrezzature per paura che le sciupassero.
«Rischio? Nessun rischio, a meno che il Piccolo Krakan, o anche il Grande, se è per questo, non si mettano ancora a fare i capricci. E i geologi, come sa, ci hanno assicurato che se ne staranno buoni per altri cinquant’anni almeno…»
«Io su questo non metterei la mano sul fuoco. Ma, francamente, perché poi la considerate una ricerca tanto importante?»
Che modo angusto di vedere le cose! pensò la Varley. Quest’uomo è un oceanografo, e dunque ci si aspetterebbe che nutra un qualche interesse per le forme di vita che popolano il mare… Ma forse mi sbaglio, e lui sta cercando di farmi parlare.
«Noi nutriamo un certo interesse per questi esseri — un interesse sentimentale, per così dire — da quando il dottor Lorenson è rimasto ucciso, per fortuna non in modo permanente. Ma, a prescindere da queste considerazioni, gli scorpioni di mare sono esseri interessantissimi. Infatti, tutto ciò che riusciamo a scoprire sull’intelligenza aliena potrebbe rivelarsi molto importante in futuro. È importante soprattutto per voi, visto che gli scorpioni di mare sono vostri vicini di casa.»
«Capisco. Fortunatamente, noi e loro occupiamo nicchie ecologiche del tutto diverse.»
Ma per quanto tempo? pensò l’ufficiale scientifico. Se Moses Kaldor ha visto giusto…
«Ma mi dica» riprese il direttore. «Come funziona esattamente una palla spia? Non è che il nome di per sé dica molto…»
«Si tratta di un congegno messo a punto duemila anni fa a scopo di sorveglianza e spionaggio, ma con molte altre possibili applicazioni.
Alcune non erano più grandi di una capocchia di spillo. Quella che intendiamo usare noi è grande quanto un pallone da calcio.»
La Varley spiegò i piani costruttivi sul tavolo del direttore.
«Questo modello fu progettato appositamente per l’impiego sottomarino nel 2045… strano che voi non abbiate i piani. Abbiamo trovato il progetto completo nella Banca Dati Tecnici, e ci siamo limitati a introdurlo nel replicatore. Il primo esemplare prodotto non funzionava, e ancora non abbiamo capito perché. Ma il secondo funziona benissimo.
«Questi sono i generatori acustici. La frequenza è di dieci megahertz, così che la risoluzione dell’immagine è di circa un millimetro. Come immagine video non è un gran che, naturalmente, ma è quanto ci basta.
«Un processore invia un impulso che viene utilizzato per visualizzare un ologramma acustico di tutto ciò che si muove in un raggio di venti o trenta metri. L’impulso viene trasmesso direzionalmente sulla banda dei duecento kilohertz a una boa che galleggia in superficie, la quale lo ritrasmette alla base. Ci vogliono circa dieci secondi perché l’immagine appaia sullo schermo; dopo di che, il processore invia un altro impulso.
«Se nell’ambiente circostante nulla è cambiato, la palla spia manda un segnale nullo. Ma non appena cambia qualcosa trasmette la nuova informazione, così che sullo schermo appare la nuova immagine.
«Si finisce per disporre, in poche parole, di un’istantanea ogni dieci secondi; quanto basta nella maggior parte dei casi. Certo che, se la situazione cambia molto velocemente, le immagini appariranno sfocate e saltellanti. Però non si può avere tutto; la palla spia funziona in ogni condizione ambientale, anche nell’oscurità più completa. Inoltre è difficile individuarla, ed è molto economica.»
Il direttore era molto interessato, ma faceva del suo meglio per non mostrarlo.
«Un aggeggio ben congegnato… magari potrebbe anche essere di una certa utilità nel nostro campo. Le sarebbe possibile farci avere i piani costruttivi, e magari anche qualche altra palla spia funzionante?»
«I piani costruttivi di sicuro, e vedrò anche che siano interfacciati correttamente con il vostro replicatore, così che possiate produrre tutti i congegni che vi servono. Ma questa palla spia, e magari anche le altre due o tre che produrremo, la vogliamo collocare a Scorpville.
«Dopo di che, resteremo a vedere cosa succede.»