Qualcosa, nel modo di fare della giovane, gli disse che era addolorata per la morte di Dama Gemma, che ne era rimasta colpita profondamente.
«A cosa ti può servire Ruatha, ormai?» chiese F’lar, indicando con un ampio gesto della mano il Cortile in rovina e la Fortezza desolata, e tutta la valle improduttiva di Ruatha. «Hai davvero realizzato il tuo scopo: una conquista inutile e la morte del suo conquistatore.»
F’lar sbuffò.
«Comunque, tutto bene. Le altre Fortezze ritorneranno ai loro legittimi signori: era tempo. Una Fortezza, un Signore. Qualunque altra soluzione è contraria alla tradizione. Certo, può darsi che tu debba combattere contro coloro che non credono a questo precetto e si sono lasciati contagiare dalla folle avidità di Fax. Saresti in grado di difendere Ruatha da un attacco… adesso… nelle condizioni in cui è ridotta?»
«Ruatha è mia!»
«Ruatha?» La risata di F’lar era irridente. «Quando potresti essere la Dama del Weyr?»
«La Dama del Weyr?» mormorò lei, fissandolo sbalordita e sconvolta.
«Sicuro, giovane sciocca. Ti ho detto che sono impegnato nella Cerca… È giunto il momento in cui tu ti occupi di qualcosa più importante di Ruatha. E l’oggetto della mia Cerca… sei tu!»
Lei fissò il dito che il dragoniere le puntava contro, come se fosse pericoloso.
«Per il primo Uovo, ragazza, tu hai potere da vendere, se sei capace di indurre un dragoniere ignaro a fare quello che vuoi. Ah, ma non succederà mai più, d’ora innanzi, perché adesso starò bene in guardia contro di te.»
Mnementh lanciò un mormorio rombante di approvazione, un suono che gli gorgogliava nella gola. Inarcò il collo, in modo da puntare sulla ragazza un occhio che scintillava nell’oscurità del Cortile.
F’lar osservò, con distaccato orgoglio, che lei non tremava e non impallidiva, vedendo così vicino quell’occhio più grande della sua testa.
«Gli piace farsi grattare l’arcata sopraccigliare,» osservò F’lar in tono amichevole, cambiando tattica.
«Lo so,» rispose lei, sommessamente, e protese una mano per accontentare il drago.
«Nemorth ha deposto un uovo d’oro,» continuò F’lar, suadente. «Ormai sta per morire. E questa volta, avremo bisogno di una Dama del Weyr molto forte.»
«La Stella Rossa?» mormorò ansimante la ragazza, volgendo su F’lar uno sguardo impaurito. La cosa lo sbalordì, perché lei non aveva mai mostrato paura.
«L’hai vista? Sai che cosa significa?» F’lar la vide deglutire nervosamente.
«C’è pericolo…», cominciò la giovane donna con un bisbiglio sommesso, volgendo verso oriente lo sguardo carico di apprensione.
F’lar non perse tempo a chiedersi per quale miracolo lei si fosse resa conto dell’imminenza del pericolo. Aveva tutte le intenzioni di portarla al Weyr; anche con la forza, se fosse stato necessario. Ma qualcosa, dentro di lui, desiderava che la giovane donna accettasse volontariamente la sfida. Una Dama del Weyr ribelle sarebbe stata ancora più pericolosa di una stupida. Quella ragazza aveva troppo potere, ed era troppo avvezza alle astuzie e alle strategie. Sarebbe stato disastroso provocarla con un comportamento avventato.
«C’è pericolo per tutto Pern. Non solo per Ruatha,» disse, insinuando nella propria voce una sfumatura di supplica. «E tu sei necessaria. Non a Ruatha.» Agitò la mano, come per indicare che Ruatha diventava qualcosa di trascurabile, in confronto alla situazione generale. «Siamo spacciati, senza una Dama del Weyr molto forte. Senza di te.»
«Gemma ha detto che c’era bisogno di tutti i cavalieri bronzei,» mormorò quella, stordita.
Che cosa aveva voluto dire? F’lar aggrottò la fronte. Aveva sentito qualcosa che lui aveva detto? Decise di insistere, ormai sicuro di avere colpito nel segno.
«Qui, ormai, hai vinto. Lascia che il bambino…» La vide trasalire irritata a quella proposta, e precisò, implacabile: «Il bambino di Gemma… cresca a Ruatha. Come Dama del Weyr, tu hai autorità su tutte le Fortezze, non solo su Ruatha. Hai ottenuto la morte di Fax. Puoi abbandonare i tuoi propositi di vendetta.»
La ragazza fissò F’lar con occhi carichi di stupore, assorbendo le sue parole. «Non ho mai pensato a nient’altro che alla morte di Fax,» ammise lentamente. «Non ho mai pensato a quello che sarebbe accaduto dopo.»
La sua confusione era quasi infantile, e questo colpì profondamente F’lar. Non aveva avuto né il tempo né la volontà di riflettere sul risultato prodigioso ottenuto da quella ragazza. Adesso, però, cominciava a valutare almeno in parte il suo carattere indomabile. Non poteva avere avuto più di dieci Giri, quando Fax aveva sterminato la sua famiglia. Eppure, sebbene fosse tanto giovane, si era prefissata uno scopo, era riuscita a non farsi scoprire ed a sopravvivere alla brutalità il tempo necessario per causare la morte dell’usurpatore. Che Dama del Weyr sarebbe stata! Degna della tradizione delle Dame di Sangue ruathano. Il chiaro di luna la faceva apparire così giovane e vulnerabile, e persino graziosa.
«Tu puoi essere la Dama del Weyr,» ripeté allora, con gentile insistenza.
«La Dama del Weyr,» mormorò lei, incredula; girò lo sguardo attorno a sé, nel Cortile inondato dalla dolce luce lunare. F’lar ebbe la sensazione che stesse per cedere.
«O forse ti piacciono gli stracci?» le disse, dando alla propria voce un tono duro e beffardo. «E i capelli opachi, i piedi sporchi, le mani screpolate? Ti piace dormire sulla paglia e mangiare gli scarti? Sei giovane… cioè, immagino che tu lo sia.» Il tono era apertamente scettico. Lei lo fissò freddamente, stringendo decisa le labbra. «È questo, il fine e il limite delle tue ambizioni? Che cosa sei, se questo piccolo angolo del mondo immenso è tutto ciò che vuoi?» S’interruppe, poi aggiunse, con assoluto disprezzo: «Il Sangue di Ruatha si è corrotto, mi accorgo. Tu hai paura!»
«Io sono Lessa, figlia del Signore di Ruatha,» replicò lei, spinta a rispondere all’insulto al suo Sangue. Si levò in tutta la sua statura, gli occhi lampeggianti, la testa alta. «E non ho paura di niente!»
F’lar si concesse un lieve sorriso.
Mnementh, invece, levò la testa e protese in tutta la lunghezza il collo sinuoso. Il suo grido a piena gola riecheggiò nella valle. Poi il drago comunicò a F’lar che Lessa aveva accettato la sfida. Gli altri draghi risposero, con un grido più stridulo del boato mascolino di Mnementh. Il wher da guardia, che si era accucciato all’estremità della catena, levò la voce in uno strido sottile, snervante, fino a quando la Fortezza si svuotò dei suoi occupanti sbalorditi.
«F’nor!» chiamò il cavaliere bronzeo, facendogli segno di avvicinarsi. «Lascia metà dello squadrone a guardia della Fortezza. Qualcuno dei Signori vicini potrebbe decidere di seguire l’esempio di Fax. Vai immediatamente all’Opificio dei tessitori e parla con L’to… con Lytol.» F’lar ebbe un sorriso trionfante. «Credo che sarà un esemplare Connestabile e Reggente di questa Fortezza, in nome del Weyr e del piccolo Signore.»
Il volto di F’nor tradì immediatamente l’entusiasmo per quella missione; cominciava a comprendere le intenzioni del comandante. Ora che Fax era morto e che Ruatha veniva posta sotto la protezione dei dragonieri, soprattutto di colui che aveva ucciso Fax, la Fortezza sarebbe stata sicura, e avrebbe prosperato sotto una saggia amministrazione.
«È stata lei a causare la decadenza di Ruatha?» domandò al suo comandante.
«E ha quasi causato anche la nostra rovina, con le sue macchinazioni,» rispose F’lar: ma adesso che aveva trovato l’ammirevole oggetto della sua Cerca, poteva permettersi di essere magnanimo. «Reprimi la tua esultanza, fratello,» si affrettò ad ingiungere, non appena scorse l’espressione di F’nor. «La nuova regina deve ancora ricevere lo Schema di Apprendimento.»