F’lar assunse un’aria adeguatamente scettica: ma a Lessa non sfuggì il lampo nei suoi occhi. Quell’uomo parlava come una delle ambigue ballate di R’gul!
«Dovresti trattenerti per qualche giorno, a riposarti,» invitò F’lar, cordialmente, guidando Tilarek verso l’uscita e facendolo passare accanto a Ramoth che dormiva.
«Sì, ti ringrazio. Ad un uomo capita una volta o due, nella vita, di visitare il Weyr,» stava dicendo Tilarek, distratto, e intanto girava il collo per continuare a guardare Ramoth. «Non sapevo che le regine diventassero così grosse.»
«Ramoth è già più grande e più forte di Nemorth,» gli garantì F’lar: poi lo affidò al giovanetto che lo aspettava per accompagnarlo al suo alloggio.
Non appena furono di nuovo soli nella Sala del Consiglio, Lessa spinse la pergamena tra le mani del dragoniere, con un gesto impaziente.
«Leggilo.»
«Non mi aspettavo niente di molto diverso,» osservò F’lar, imperturbabile, mentre sedeva sull’orlo della grande tavola di pietra.
«E allora?» chiese Lessa, fremendo.
«Chi vivrà vedrà,» rispose sereno F’lar; prese un frutto e cominciò a scrutarlo, per controllare se era macchiato.
«Tilarek ha fatto capire che non tutti i sudditi condividono le idee sediziose dei loro Signori,» commentò Lessa, cercando di tranquillizzare se stessa.
F’lar sbuffò.
«Tilarek dice quello che ’piace ai suoi ascoltatori’,» replicò, in una discreta imitazione del tono del messaggero.
«E allora sarà meglio tu lo sappia,» disse F’nor, apparso in quell’istante sulla soglia. «Non parla a nome di tutti i suoi uomini. C’è parecchio malcontento, nella scorta.» F’nor rivolse a Lessa un inchino cerimonioso ma distratto. «Pensavano che Ruatha fosse troppo povera per privarsi di una parte dei suoi prodotti proprio al primo Giro di abbondanza. E direi che Lytol è stato più generoso del dovuto. Mangeremo bene… per un po’.»
F’lar gettò al fratellastro la pergamena.
«Come se non lo sapessimo,» brontolò quello, dopo aver dato una rapida scorsa al contenuto.
«Se lo sapete, che cosa avete intenzione di fare?» intervenne Lessa. «Il Weyr è talmente decaduto che presto non sarà in grado di sfamare i suoi.»
Aveva pronunciato volutamente quella frase, e notò con soddisfazione di avere punto sul vivo i due dragonieri. L’occhiata che le rivolsero era quasi furibonda. Poi F’lar ridacchiò, e F’nor si rilassò, con un sogghigno acido.
«Dunque?» chiese lei.
«R’gul e S’lel soffriranno la fame, senza dubbio,» rispose F’nor, con una spallucciata.
«E voi due?»
Anche F’lar alzò le spalle. Si alzò e s’inchinò cerimoniosamente a Lessa.
«Poiché Ramoth dorme, Dama del Weyr, ti chiedo il permesso di ritirarmi.»
«Andatevene!» gridò Lessa a tutti e due.
Si erano appena voltati, scambiandosi un sogghigno, quando R’gul si precipitò nella sala con aria tempestosa, seguito da S’lel, D’nol, T’bor e K’net.
«È vero quello che ho sentito? Solo Ruatha, fra tutte le Terre Alte, ci ha mandato le dècime?»
«È vero, anche troppo vero,» ammise F’lar, calmissimo, e gettò la pergamena a R’gul.
Il Comandante del Weyr la lesse in fretta, mormorando sottovoce le parole, e aggrottò la fronte. Poi la passò disgustato a S’lel, il quale la tenne alta, in modo che anche gli altri potessero vederla.
«L’anno scorso abbiamo sfamato il Weyr con le dècime di tre Fortezze,» annunciò R’gul, in tono sdegnoso.
«L’anno scorso,» s’intromise Lessa. «Ma soltanto perché c’erano ancora delle scorte. Manora mi ha appena riferito che le riserve sono ormai finite.»
«Ruatha è stata molto generosa,» intervenne pronto F’lar. «Dovrebbe bastare a coprire la differenza.»
Lessa esitò un momento, pensando di non aver sentito bene.
«Non è stata generosa fino a questo punto.» E proseguì, noncurante dell’occhiata d’avvertimento lanciatale da F’lar.
«Comunque, i giovani draghi quest’anno hanno bisogno di maggiore nutrimento. Quindi, resta un’unica soluzione. Il Weyr deve concordare un baratto con Telgar e Fort, per sopravvivere al freddo.»
Le sue parole scatenarono un’immediata ribellione.
«Un baratto? Mai!»
«Il Weyr ridotto a barattare? Meglio le scorrerie!»
«R’gul, piuttosto diamoci alle scorrerie. Mai ai baratti!»
I dragonieri bronzei erano stati punti sul vivo. Persino S’lel ribolliva d’indignazione. K’net fremeva, gli occhi scintillanti al pensiero di entrare in azione.
Il solo F’lar era rimasto tranquillo, le braccia incrociate sul petto, e fissava freddamente Lessa.
«Scorrerie?» La voce di R’gul si alzò, autorevole, su quella confusione. «Niente scorrerie!»
Per un riflesso condizionato, gli altri si calmarono per un attimo, a quel tono imperioso.
«Niente scorrerie?» chiesero all’unisono T’bor e D’nol.
«Perché no?» proseguì D’nol. Le vene del suo collo stavano pulsando.
Non era lui, quello che andava bene, pensò malinconicamente Lessa, cercando con gli occhi S’lan; poi ricordò che era fuori, sul campo di addestramento. Qualche volta S’lan e D’nol facevano causa comune in Consiglio contro R’gul, ma D’nol non era abbastanza energico per opporglisi da solo.
Lessa lanciò a F’lar uno sguardo speranzoso. Perché non si decideva a parlare?
«Sono stufo della carne vecchia e coriacea, del pane cattivo, delle radici che sanno di legno,» gridava D’nol, furibondo. «Pern ha potuto prosperare, questo Giro. E quindi dia al Weyr la parte che gli spetta, come è giusto!»
T’bor, piantato al suo fianco con aria bellicosa, emise un ruggito di approvazione, girando gli occhi sui cavalieri bronzei. Lessa sperò che potesse agire come avrebbe fatto S’ian.
«Basta una sola mossa da parte del Weyr, in questo momento,» l’interruppe R’gul, levando il braccio in un gesto ammonitore, «e tutti i Signori si muoveranno… contro di noi.» E lasciò cadere drammaticamente la mano.
Restò a squadrare in viso i due ribelli, a testa alta, i piedi piantati sul pavimento, gli occhi lampeggianti. Era molto più alto di D’nol, basso e robusto, e dell’agile T’bor. Quel contrasto creava uno strano effetto: sembrava un severo patriarca che rimproverasse i figli colpevoli di comportarsi male.
«Le strade sono sgombre,» proseguì R’gul, solennemente. «Non c’è neve né pioggia che possano ostacolare l’avanzata di un esercito. I Signori hanno sempre tenuto sotto le armi effettivi al completo, da quando Fax è stato ucciso.» L’uomo girò lievemente il capo in direzione di F’lar. «Ricorderete certamente la pessima ospitalità che abbiamo ricevuto nel corso della Cerca.» Poi R’gul inchiodò uno dopo l’altro i dragonieri bronzei con occhiate significative. «Conoscete gli umori delle Fortezze, avete visto le loro forze.» Poi alzò il mento di scatto. «Siete così sciocchi da provocarle?»
«Ma un bel lancio di pietre focaie…», sbottò incollerito D’nol e s’interruppe. Quelle parole avventate sconvolsero più lui stesso che gli altri presenti.
Persino Lessa spalancò le labbra, all’idea di usare deliberatamente le pietre focaie contro gli esseri umani.
«Dobbiamo fare qualcosa…», continuò disperato D’nol, volgendosi prima a F’lar e poi, meno convinto, a T’bor.
Se R’gul la spunta sarà la fine, pensò Lessa, in preda a un freddo furore. Reagì, orientando i pensieri verso T’bor. A Ruatha era sempre stato più facile influenzare un individuo infuriato. Se fosse riuscita…