Fuori, un drago barrì.
Un dolore insopportabilmente acuto salì dal piede alla gamba di Lessa. Indietreggiò stordita, barcollante, e andò a sbattere inaspettatamente contro F’lar. Lui le strinse il braccio con dita dure come il ferro.
«Tu osi controllare…», le bisbigliò rabbioso all’orecchio. Poi, con falsa sollecitudine, la spinse energicamente sulla sedia, sempre serrandole il braccio in una morsa imperiosa.
Lessa sedette rigida, deglutendo convulsamente. Quando riuscí a capire ciò che era accaduto, si accorse che il momento decisivo era ormai passato.
«In questo momento non si può far niente,» stava dicendo R’gul, in tono energico.
«In questo momento …» Le parole riecheggiarono nelle orecchie intronate di Lessa.
«Il Weyr ha draghi giovani da addestrare, uomini giovani da educare secondo le Tradizioni.»
Tradizioni inutili, pensò stordita Lessa. Ribolliva di rabbia. E avrebbero reso inutile anche il Weyr.
Fissò F’lar con furia impotente. La mano di lui si strinse ammonitrice sul suo braccio, finché le dita premettero i tendini contro le osse. Lei lanciò un altro gemito di dolore. Tra le lacrime che le riempivano gli occhi, lesse la vergogna e la sconfitta sul viso giovanile di K’net. La speranza si ravvivò, rinnovandosi.
Con uno sforzo, si costrinse a rilassarsi. Poco a poco, come se F’lar le avesse fatto paura. Lentamente, perché lui credesse alla sua capitolazione.
Avrebbe preso K’net in disparte, non appena ne avesse avuta la possibilità. Lui era maturo per l’idea che aveva appena concepito. Era giovane, malleabile e attratto da lei. Sarebbe stato adattissimo per il suo scopo.
«Dragoniere, e tu sfuggi ogni eccesso,» stava intonando R’gul. «Dolore al Weyr porta l’avidità.»
Lessa lo fissò ad occhi spalancati, sinceramente sgomenta nel vederlo capace di ammantare la sconfitta morale del Weyr con un’ipocrita omelia.
«Che succede? Il Nobile F’lar va contro la tradizione?» chiese Lessa a F’nor, quando il cavaliere marrone si presentò con una giustificazione cerimoniosa dell’assenza del suo comandante.
Lessa non si preoccupava più di tenere la lingua a freno in presenza di F’nor. Sapeva che non ce l’aveva con lui, e quindi si offendeva molto di rado. La riservatezza del fratellastro aveva cominciato a irritare un po’ anche lui.
Ma quel giorno la sua espressione non era tollerante: era di austera disapprovazione.
«È andato in cerca di K’net,» disse bruscamente: i suoi occhi scuri erano turbati. Spinse indietro dalla fronte i folti capelli neri, un’altra abitudine che aveva preso da F’lar: quel gesto alimentò il rancore di Lessa verso il dragoniere assente.
«Oh, davvero? Avrebbe fatto meglio a imitarlo,» scattò lei.
Negli occhi di F’nor balenò un lampo di collera.
Bene, pensò Lessa. Sto per riuscire anche con lui.
«Tu non ti rendi conto, Dama del Weyr, che K’net ha preso le tue istruzioni in un senso troppo ampio. Qualche furtarello giudizioso non susciterebbe proteste, ma K’net è troppo giovane per comportarsi con circospezione.»
«Le mie istruzioni?» ripeté Lessa, con aria innocente. Certamente F’nor e F’lar non avevano un’ombra di prova… anche se a lei la cosa non importava. «Si è semplicemente stancato di questo comportamento da vigliacchi!»
F’nor strinse i denti per non lanciare una risposta furibonda. Cambiò posa e strinse le mani attorno all’alta cintura, fino a quando le nocche sbiancarono. Ricambiò freddamente lo sguardo di Lessa.
In quell’istante, lei si pentì di averlo provocato. F’nor aveva cercato di essere gentile e simpatico, e spesso l’aveva rallegrata raccontandole qualche aneddoto divertente, quando lei era più amareggiata. Il mondo era diventato più freddo, e le razioni si erano ridotte, al Weyr, nonostante i rifornimenti sistematici di K’net. I venti gelidi soffiavano sul Weyr portando la disperazione.
Dopo la ribellione abortita di D’nol, i dragonieri sembravano avere perduto tutto il loro spirito. Persino gli animali ne risentivano. La dieta ridotta non bastava a spiegare il colorito opaco della pelle e l’attenuarsi della sintonia. Ma l’apatia poteva spiegarlo… e infatti era così. Lessa si chiese se R’gul non si fosse pentito della sua imbelle decisione.
«Ramoth non è sveglia,» disse con calma a F’nor. «E tu non sei obbligato a tenere compagnia a me.»
F’nor non disse nulla. Il protrarsi del suo silenzio cominciò a sconcertare Lessa che si alzò, si passò le mani sulle cosce, come se cercasse di cancellare le ultime parole. Iniziò a camminare avanti e indietro, lanciando occhiate alla sala dove Ramoth, la regina dorata, ormai più grande del drago bronzeo più imponente, giaceva immersa in un sonno profondo.
Se almeno si svegliasse, pensò Lessa. Quando lei è sveglia, va tutto bene; per quanto può andar bene, cioè. Ma quella dorme come un sasso.
«Quindi…» incominciò, cercando di escludere il nervosismo dalla propria voce, «F’lar si è finalmente deciso a fare qualcosa, anche se taglia la nostra unica fonte di rifornimenti.»
«Lytol ha mandato un messaggio, questa mattina,» disse F’nor, seccamente. La sua collera si era placata, ma non la sua disapprovazione.
Lessa si girò, in attesa.
«Telgar e Fort hanno discusso con Keroon,» .continuò F’nor. «Hanno deciso che la causa delle perdite subite da loro è il Weyr. Ma,» e la sua furia si riaccese, «se hai scelto K’net, perché non lo hai tenuto d’occhio? È troppo inesperto. C’gan, T’sum, io avremmo…»
«Tu? Tu non starnutisci neppure, senza il consenso di F’lar,» ribatté Lessa.
F’nor le rise in faccia.
«F’lar ti aveva sopravvalutata,» rispose, non meno sprezzante di lei. «Non hai capito perché deve aspettare?»
«No!» gli gridò Lessa. «Non l’ho capito! Si tratta di qualcosa che devo indovinare per istinto, come i draghi? Per il guscio del primo Uovo, F’nor, a me nessuno spiega mai niente!
«Ma sono felice di sapere che F’lar ha una ragione per aspettare! Spero sia una ragione valida. E che non sia ancora troppo tardi. Perché temo che ormai lo sia.»
Era già troppo tardi quando mi ha impedito di rafforzare T’bor, pensò; ma si astenne dal dirlo. Aggiunse invece: «Era già troppo tardi quando R’gul si è dimostrato troppo codardo per provare vergogna di quello che…»
F’nor si girò di scatto, pallido in viso per il furore.
«C’è voluto più coraggio di quanto tu possa mai averne, per lasciarsi sfuggire quell’occasione.»
«Perché?»
F’nor avanzò di mezzo passo, minacciosamente, e Lessa si aspettò che la colpisse. Lui represse l’impulso e scosse con violenza il capo per dominarsi.
«Non è colpa di R’gul,» disse finalmente, con il volto teso e invecchiato, gli occhi pieni di dolore. «È stato duro, molto duro, stare a guardare e sapere di dover attendere.»
«Perché?» urlò Lessa.
Era ormai impossibile pungolare oltre F’nor; lui continuò con voce calma.
«Io pensavo che tu dovessi saperlo, ma F’lar non è capace di cercare giustificazioni per uno dei suoi.»
Lessa trattenne l’osservazione sarcastica che le era salita alle labbra: temeva di interrompere quella spiegazione attesa da tanto tempo.
«R’gul è Comandante del Weyr solo per caso. Se la sarebbe cavata abbastanza bene, credo, se non ci fosse stato un Intervallo tanto lungo. Le Cronache mettono in guardia contro i pericoli…»