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«Non svenire, sciocca. Resta con lei.» La voce di F’lar le risuonò nell’orecchio, le sue braccia la sostennero rudemente.

Lei cercò di mettere a fuoco lo sguardo. Sbigottita, intravvide le pareti della sua stanza. Si aggrappò a F’lar, toccò la sua pelle nuda e scrollò il capo, confusa.

«Riportala indietro.»

«Come?» gridò lei, ansimante, incapace di comprendere che cosa poteva distogliere Ramoth da quello splendore.

Il dolore dei colpi brucianti sul suo viso la rese conscia dell’inquietante vicinanza di F’lar. Gli occhi di lui erano esasperati, la bocca contratta.

«Pensa con lei. Non può andare in mezzo. Resta con lei.»

Tremando al pensiero di perdere Ramoth nel mezzo, Lessa la cercò, la trovò, ancora allacciata a Mnementh.

La passione dei due draghi, in quel momento, si spiegò in una grande spirale fino a includere Lessa. Un’ondata immane che saliva implacabile dal mare della sua anima la invase. Con un grido di desiderio si aggrappò a F’lar. Sentì il corpo di lui saldo come la roccia contro il suo, le braccia forti che la sollevavano, la bocca premuta spietatamente sulla sua, mentre precipitava in un’altra, inattesa ondata di desiderio.

«Adesso! Noi li riporteremo salvi a casa,» mormorò F’lar. 

Dragoniere, dragoniere, fra te e ciò che è tuo, spartisci con me quell’amore che è più grande del mio.

 F’lar si svegliò all’improvviso. Ascoltò attento, e fu rassicurato dal ruggito soddisfatto di Mnementh. Il drago bronzeo era appollaiato sul cornicione davanti alla dimora della regina. Nella Conca, laggiù, tutto era tranquillo e in ordine.

Tranquillo, ma diverso. F’lar, attraverso gli occhi e i sensi di Mnementh, se ne accorse immediatamente. Nel Weyr c’era stato un cambiamento improvviso. Si concesse un sorriso orgoglioso, al pensiero degli eventi tumultuosi del giorno prima. Qualcosa avrebbe potuto andar male…

E c’è mancato poco, gli ricordò Mnementh.

Chi aveva richiamato K’net e lui stesso? F’lar se lo domandò per l’ennesima volta. Mnementh si limitò a ripetere che era stato richiamato. Perché non cercava di identificare l’informatore?

Una preoccupazione assillante s’insinuò nei pensieri di F’lar.

«F’nor si è ricordato di…», cominciò a voce alta.

F’nor non dimentica mai i tuoi ordini, lo rassicurò Mnementh, piccato. Canth mi ha detto che il rilevamento efettuato all’alba di oggi pone la Stella Rossa sulla punta della Roccia dell’Occhio. E il sole non si è ancora levato.

F’lar si passò le dita impazienti tra i capelli.

«In cima alla Roccia dell’Occhio. È più vicina la Stella Rossa…» Esattamente come predicevano le Antiche Cronache. E l’alba in cui la Stella brillava scarlatta allo sguardo dell’osservatore, attraverso la Roccia dell’Occhio, annunciava il pericoloso Passaggio… e i Fili.

Senza dubbio, l’accurata disposizione delle pietre gigantesche e delle rocce dalle forme particolari sul Picco di Benden non poteva trovare altre spiegazioni. E lo stesso valeva per le sistemazioni analoghe sulle pareti orientali di ognuno dei cinque Weyr abbandonati.

C’era la Roccia del Dito, sulla quale il sole sorgente si fermava per un attimo in equilibrio, all’alba del solstizio d’inverno. Poi, a due lunghezze di drago più indietro, l’enorme, rettangolare Pietra della Stella, che arrivava al petto di un uomo molto alto: sulla superficie lustra erano incise due frecce, una che puntava a oriente, verso la Roccia del Dito, l’altra un poco più a Nord, e indicava esattamente la Roccia dell’Occhio, ingegnosamente e inamovibilmente inserita nella Pietra della Stella.

All’alba di un giorno non lontano, lui avrebbe guardato attraverso la Roccia dell’Occhio e avrebbe scorto l’ammiccare maligno della Stella Rossa. E allora…

Un rumore d’acqua agitata interruppe le riflessioni di F’lar. Sorrise quando comprese che era la ragazza. Si stava certamente lavando, ed era svestita… Si stiracchiò, soddisfatto del ricordo, e si chiese che accoglienza avrebbe ricevuto. Lessa non avrebbe dovuto lamentarsi. Che volo nuziale’ Rise tra sé, sommessamente.

Dal suo cornicione, Mnementh osservò che F’lar avrebbe fatto bene a comportarsi cautamente, nei confronti di Lessa.

Lessa? pensò F’lar, rivolgendosi al drago.

Mnementh, enigmatico, ripeté l’avvertimento. F’lar ridacchiò, sicuro di sé.

All’improvviso, Mnementh segnalò un allarme.

Gli osservatori stavano mandando un cavaliere a identificare le nuvole di polvere, stranamente persistenti, che si scorgevano nel pianoro sottostante al Lago di Benden, comunicò sbrigativo il drago.

F’lar si alzò in fretta, raccolse gli abiti sparpagliati qua e là e si vestì. Stava affibbiandosi l’alta cintura quando la tenda che nascondeva l’ingresso del bagno si scostò. Lessa gli stava di fronte, completamente vestita.

Lo stupiva sempre notare quanto fosse esile; un involucro fisico incongruo per una mente tanto forte. I capelli appena lavati incorniciavano come una nube scura il viso minuto. In quegli occhi calmi non v’era più traccia della passione suscitata dai draghi e che entrambi avevano provato il giorno innanzi. La sua espressione non era affettuosa, non c’era calore in lei. Era questo che intendeva dire Mnementh? Che cosa aveva quella ragazza?

Mnementh comunicò un nuovo rapporto allarmante, e F’lar strinse i denti. Avrebbe dovuto rinviare il tentativo di stabilire un’intesa intellettuale con Lessa fino a quando la situazione d’emergenza non fosse stata risolta. Maledisse tra sé il modo con cui R’gul l’aveva trattata. Quell’uomo aveva quasi rovinato la Dama del Weyr, e lei, per poco, non aveva distrutto il Weyr.

Ma adesso F’lar, il cavaliere del bronzeo Mnementh, era il Comandante del Weyr, ed era ora che le cose cambiassero.

Era ora, confermò asciutto Mnementh. I Signori delle Fortezze stanno radunando le loro forze sul pianoro del lago.

«Guai in vista,» annunciò F’lar a Lessa, senza neppure salutarla. L’annuncio non sembrò suscitare in lei il minimo allarme.

«I Signori delle Fortezze stanno venendo qui per protestare?» chiese freddamente.

F’lar dovette ammirare quella compostezza, nello stesso istante in cui le rimproverava di avere avuto una parte importante nello svolgersi degli avvenimenti.

«Sarebbe stato molto meglio se avessi lasciato che io continuassi a occuparmi delle scorrerie. K’net è ancora troppo ragazzo; era inevitabile che si facesse trascinare dall’entusiasmo.»

Il lieve sorriso di Lessa aveva qualcosa di misterioso. F’lar si chiese, fuggevolmente, che cosa avesse inteso dire, in realtà. Se Ramoth non si fosse levata nel volo nuziale il giorno precedente, le cose sarebbero andate in modo del tutto diverso. Chissà se lei ci aveva pensato?

Mnementh lo avvertì che R’gul era disceso sul cornicione. Era tutto impettito e indignato, commentò il drago: il che significava che si sentiva pieno di autorità.

«Non ne ha più lui,» scattò F’lar a voce alta: ormai era completamente sveglio, e soddisfatto degli avvenimenti, anche se erano precipitati all’improvviso.

«R’gul?» fece Lessa.

Era davvero molto acuta quella ragazza, ammise F’lar

«Vieni.» Le indicò con un gesto di portarsi nella grotta della regina. La scena che intendeva recitare con R’gul avrebbe dovuto riscattare la vergogna di quel giorno lontano nella Sala del Consiglio, due mesi prima. E sapeva che Lessa ci teneva non meno di lui.