E dove poteva andare, a meno di recarsi in uno degli altri Weyr, abbandonati ormai da centinaia di Giri? I pensieri di R’gul turbinavano, frenetici. Non era forse un’indicazione sufficiente a dimostrare che i Fili non esistevano più, il fatto che vi fossero cinque Weyr deserti? No, per l’Uovo di Faranth, avrebbe usato anche lui gli stessi sistemi ingannevoli di F’lar, per acquistare tempo. Quando tutto Pern si fosse ribellato a quello sciocco prepotente, lui, R’gul, sarebbe stato lì per salvare il salvabile dalla rovina.
«Un dragoniere deve restare nel suo Weyr,» disse allora, con tutta la dignità che riusciva a mostrare.
«E accetta le decisioni del Comandante del Weyr in carica?» Il tono di F’lar era tale che quella frase suonava più come un ordine che come una domanda.
Per non impegnarsi troppo di fronte a se stesso, R’gul rispose con un secco cenno del capo. F’lar continuò a fissarlo, e R’gul si chiese se quell’uomo riusciva a leggere nei suoi pensieri, come poteva fare il suo drago. Riuscì a ricambiare l’occhiata con calma. Sarebbe venuto il suo turno. Avrebbe atteso.
Accettando apparentemente la capitolazione, F’lar si alzò e assegnò i compiti di pattugliamento per quella giornata.
«T’bor, tu andrai a controllare il clima. E giacché ci sei, tieni d’occhio anche i convogli delle dècime. Hai già ricevuto il rapporto di questa mattina?»
«All’alba il tempo è sereno… su tutta Telgar e Keroon… caso mai un po’ troppo freddo,» rispose T’bor con un sogghigno sarcastico. «I convogli delle dècime, comunque, hanno viaggiato in fretta sulle strade asciutte, quindi dovrebbero arrivare presto.» I suoi occhi scintillarono di gioia al pensiero del banchetto che avrebbe seguito l’arrivo delle vettovaglie: e tutti erano del suo parere, a giudicare dalle espressioni degli altri seduti attorno alla tavola.
F’lar annuì.
«S’lan e D’nol, voi dovete proseguire una Cerca accurata e trovare ragazzi adatti. Meglio se sono bambini, nel caso sia possibile, ma non trascurate nessuno che possa essere dotato delle qualità necessarie. È molto bello e giusto presentare, per lo Schema di Apprendimento, ragazzi allevati nella tradizione del Weyr.» F’lar ebbe un sorriso un po’ amaro. «Ma non ce ne sono abbastanza, nelle Caverne Inferiori. Anche noi ci siamo moltiplicati in misura insufficiente. Comunque, i draghi raggiungono la piena maturità molto più rapidamente dei loro cavalieri. Dovremo avere più giovani uomini per lo Schema di Apprendimento, quando si schiuderanno le uova di Ramoth. Recatevi nelle Fortezze meridionali, Ista, Nerat, Fort e Boll del Sud, dove si raggiunge prima la maturità. Potrete fingere di volere ispezionare le Fortezze per controllare che la vegetazione sia stata eliminata, e con questa scusa parlate ai ragazzi. Portate con voi pietre focaie, e passate qualche energica fiammata sulle alture che non sono state ripulite da chissà quanto. Un drago che lancia fiamme fa colpo sui giovani e desta invidia.»
F’lar guardò volutamente R’gul, per vedere in che modo l’ex Comandante del Weyr reagiva a quell’ordine. Si era sempre opposto ad ogni proposta di andare a cercare altri candidati fuori dal Weyr. In primo luogo, R’gul aveva osservato che c’erano diciotto ragazzi nelle Caverne Inferiori, alcuni giovanissimi, certo; ma non era disposto ad ammettere che Ramoth avrebbe deposto più uova della dozzina che sempre aveva deposto Nemorth. In secondo luogo, R’gul aveva sempre sostenuto la necessità di evitare azioni che potessero suscitare l’ostilità dei Signori.
Questa volta, R’gul non protestò, e F’lar proseguì.
«K’net, tu torna alle miniere. Voglio che controlli la disposizione di tutti i giacimenti di pietre focaie e le quantità disponibili. R’gul, continua a fare esercitare i giovani per quanto riguarda i punti di riferimento. Devono essere assolutamente sicuri. Se verranno utilizzati per portare messaggi o rifornimenti, può darsi che debbano muoversi in fretta, senza il tempo per fare domande.
«F’nor, T’sum.» F’lar si rivolse ai vicecomandanti del suo squadrone. «Voi oggi siete di servizio per le pulizie.» E si concesse un sogghigno, notando la loro delusione. «Provate al Weyr di Ista. Ripulite la Caverna della Schiusa e alloggi quanti ne bastano per un doppio squadrone. E, F’nor, non dimenticare neppure una Cronaca. Vale la pena di conservarle tutte.
«Non c’è altro, dragonieri. Buon volo.» Detto questo, F’lar si alzò e lasciò la Sala del Consiglio, dirigendosi verso la grotta della regina.
Ramoth dormiva ancora; la pelle lucida indicava un’ottima salute; il colorito che si faceva più cupo, quasi simile al bronzo, indicava lo stato di gravidanza. Quando l’uomo le passò accanto, agitò lievemente la punta della lunga coda.
In quei giorni tutti i draghi erano irrequieti, pensò F’lar. Eppure, quando lo chiedeva a Mnementh, il drago bronzeo non sapeva spiegargliene la ragione. Si svegliava, poi si riaddormentava: e questo era tutto. F’lar non poteva formulare una domanda troppo esplicita, perché in questo modo avrebbe rovinato tutto. Doveva limitarsi a constatare quel fatto inesplicabile: l’inquietudine dei draghi era una sorta di reazione istintiva.
Lessa non era in camera da letto, e non era neppure nel bagno. F’lar sbuffò. A furia di lavarsi, quella ragazza avrebbe finito per togliersi la pelle di dosso. Aveva dovuto vivere sudicia per proteggersi, nella Fortezza di Ruatha, questo era vero; ma che bisogno aveva di fare il bagno due volte al giorno? Cominciava a chiedersi se per caso non si trattava di un sottile insulto diretto a lui personalmente, come era nello stile di Lessa. Sospirò. Quella ragazza! Non sarebbe mai venuta spontaneamente a lui? Sarebbe mai riuscito a sfiorare quella sua personalità sfuggente? Lessa dimostrava maggiore affetto per F’nor, il suo fratellastro, e per K’net, il più giovane dei cavalieri bronzei, di quanto ne dimostrasse per F’lar, che pure divideva il suo letto.
Riabbassò il tendaggio, irritato. Dove era andata a cacciarsi proprio quel giorno quando, per la prima volta dopo parecchie settimane, lui era riuscito a mandare tutti gli squadroni lontano dal Weyr, per poterle insegnare a volare in mezzo?
Fra poco, Ramoth sarebbe stata troppo appesantita dalle uova per un’attività del genere. Lui aveva fatto una promessa alla Dama del Weyr, e aveva intenzione di mantenerla. Lei aveva preso l’abitudine di indossare la tenuta di volo in pelle di wher per ricordargli continuamente l’impegno. Da certe osservazioni che Lessa aveva lasciato cadere, F’lar aveva capito che non avrebbe continuato ad aspettare il suo aiuto ancora per molto tempo. E non gli piaceva affatto l’idea che tentasse da sola.
Attraversò di nuovo la grotta della regina e sbirciò nella galleria che conduceva alla Sala delle Cronache. La trovava spesso là, a studiare le pergamene ammuffite. Anche quello era un problema che meritava un’attenta considerazione. Le Cronache si stavano deteriorando e diventavano illeggibili. Era strano: quelle più antiche erano ancora in buone condizioni. Un’altra tecnica dimenticata!
Quella ragazza! Si spinse indietro dalla fronte la folta ciocca di capelli, in un gesto che gli era abituale quando era irritato o preoccupato. La galleria era buia, e questo significava che lei non poteva essere laggiù in fondo, nella Sala delle Cronache.
«Mnementh.» Chiamò silenziosamente il drago bronzeo, che prendeva il sole sul cornicione, davanti all’ingresso dell’alloggio della regina. «Cosa sta facendo quella ragazza?»
Lessa, rispose il drago, sottolineando il nome della Dama del Weyr con insistente cerimoniosità, sta parlando con Manora. È vestita per il volo, aggiunse dopo una breve pausa.