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Era Fax, Fax morto ormai da tre Giri… Fax e i suoi uomini che cominciavano l’attacco contro Ruatha, quasi tredici Giri prima.

Sì, quella era la sentinella della Torre; il suo viso era una chiazza bianca girata verso la parete di roccia, intenta. L’uomo era stato pagato per non dare l’allarme.

Ma il wher da guardia, addestrato a lanciare l’allarme per ogni intrusione… perché non gridava il suo avvertimento? Perché taceva?

Perché, l’informò Ramoth, con tranquilla logica, sente la tua presenza e la mia, e quindi ritiene che la Fortezza non possa essere in pericolo.

No! No! gemette Lessa. Cosa posso fare, adesso? Come posso svegliarli? Dove sono io bambina? Dormivo, e mi sono svegliata all’improvviso Lo ricordo. Sono corsa fuori dalla mia stanza. Ero tanto spaventata. Ho disceso la scala e per poco non sono caduta Sapevo che dovevo rifugiarmi nel covile del wher da guardia. Sapevo…

Lessa si strinse al collo di Ramoth per sorreggersi. Le azioni ed i misteri del passato stavano diventando atrocemente chiari.

Era stata lei ad avvertire se stessa, così come era stata la sua presenza e quella del drago-regina ad impedire al wher da guardia di dare l’allarme. Mentre osservava, stordita e incapace di parlare, vide la figuretta vestita di grigio che poteva essere solo lei stessa bambina uscire correndo dalla porta della Sala della Fortezza, lanciarsi incerta giù per la scala di pietra, nel Cortile, e scomparire nella tana fetida del wher da guardia. Udì l’animale guaire, penosamente confuso.

Nello stesso istante in cui Lessa bambina raggiungeva quel dubbio rifugio, gli invasori di Fax balzarono attraverso le finestre aperte e cominciarono a massacrare i suoi familiari addormentati.

«Torna… torna alla Pietra della Stella!» gridò Lessa. Tenne l’immagine di quella pietra negli occhi sbarrati, non solo per guidare Ramoth, ma per non perdere la ragione.

Il freddo intenso la scosse. Poi si ritrovarono al di sopra del Weyr tranquillo e silenzioso, nell’aria invernale come se, paradossalmente, non avessero mai visitato Ruatha.

F’lar e Mnementh non si vedevano.

Ramoth, tuttavia, non era per nulla sconvolta da quell’esperienza. Era andata dove le era stato detto di andare, e non aveva ben capito perché Lessa fosse rimasta tanto turbata. Comunicò alla sua pilota che probabilmente Mnementh le aveva seguite a Ruatha, e quindi, se Lessa le avesse fornito le indicazioni esatte, l’avrebbe portata là. Quell’atteggiamento così ragionevole della regina confortò un poco Lessa.

Trasmise a Ramoth non il ricordo infantile della Ruatha idillica scomparsa ormai da tanto tempo, ma quello più recente della Fortezza grigia e tetra nell’alba, con la Stella Rossa che pulsava all’orizzonte.

Erano di nuovo là, librate sopra la Valle; la Fortezza si trovava sulla destra. L’erba cresceva libera sulle alture, ingorgava le fosse e i canali; la scena mostrava tutta la decadenza che lei stessa aveva favorito, per impedire che Fax traesse profitto dalla conquista di Ruatha.

Ma, mentre lei osservava, vagamente turbata, scorse una figura uscire dalla cucina, vide il wher da guardia strisciare fuori dal covile e seguire quella persona coperta di stracci attraverso il Cortile, per quanto glielo permetteva la catena. Vide la figura salire sulla Torre, guardare prima verso Est, poi verso Nord. Neppure quella era la Ruatha del presente! La mente di Lessa vacillò, disorientata. Questa volta era tornata a visitare la se stessa di tre Giri prima, a vedere la sudicia sguattera che tramava la vendetta contro Fax.

Sentì il freddo assoluto del mezzo, mentre Ramoth tornava indietro, emergendo ancora una volta al di sopra della Pietra della Stella. Lessa tremava. I suoi occhi assorbirono frenetici la vista rassicurante della Conca del Weyr. Si augurò di non essere tornata di nuovo indietro nel tempo. Mnementh irruppe all’improvviso nell’aria un poco più in basso e un poco più indietro di Ramoth. Lessa l’accolse con un grido di intenso sollievo.

Torna nel tuo alloggio! Il tono di Mnementh non cercava neppure di nascondere una furia incandescente. Lessa era troppo snervata per rispondere; obbedì immediatamente. Ramoth planò rapida sul suo cornicione, e si affrettò a lasciar libero lo spazio perché atterrasse anche Mnementh.

La rabbia che fiammeggiava sul volto di F’lar quando questi balzò dal collo di Mnementh e avanzò verso Lessa le restituì bruscamente la presenza di spirito. Non cercò di sfuggirgli, quando lui l’afferrò per le spalle e la scrollò con violenza.

«Come osi rischiare così te stessa e Ramoth? Perché devi sfidarmi ogni volta che ne hai l’occasione? Ti rendi conto di quello che accadrebbe a Pern se perdessimo Ramoth? Dove sei andata?» Sibilava per la rabbia, e sottolineava ogni domanda con uno scrollone che ogni volta quasi le scardinava il collo.

«Ruatha,» riuscì a dire Lessa, cercando di tenersi eretta. Aveva teso le mani per afferrargli de braccia, ma lui la scrollò di nuovo.

«Ruatha? Ci siamo stati. Tu non c’eri. Dove sei andata?»

«Ruatha!» Lessa gridò più forte, aggrappandosi disperatamente a lui perché continuava a farle perdere l’equilibrio. Non riusciva a riordinare i propri pensieri.

È andata davvero a Ruatha, disse con fermezza Mnementh.

Ci siamo state due volte, aggiunse Ramoth.

Le parole calme dei due draghi penetrarono attraverso il furore di F’lar, che smise di scrollare Lessa. Lei restò abbandonata, inerte nella sua stretta, afferrandosi alle sue braccia con le mani deboli, ad occhi chiusi, grigia in volto. F’lar la sollevò e si diresse a passi svelti verso la grotta della regina, seguito dai draghi. La depose sul letto, avvolgendola nella coperta di pelliccia. Poi chiamò nel pozzo di servizio, ordinando al cuoco di turno di mandare su un po’ di klah bollente.

«E va bene, cos’è successo?» domandò poi.

Lessa non lo guardava, ma F’lar riuscì a cogliere l’espressione allucinata del suo sguardo. Sbatteva le palpebre come se cercasse di cancellare ciò che aveva visto.

Finalmente lei riuscì a controllarsi e disse con voce stanca e sommessa: «Sono andata a Ruatha. Solo… sono tornata indietro a Ruatha.»

«Indietro? A Ruatha?» F’lar ripeté le parole, stupidamente, senza comprenderle.

Sicuro, fece Mnementh, e comunicò ala mente di F’lar le due scene che aveva colto nella memoria di Ramoth.

Sconvolto dal significato di quella visualizzazione, F’lar si lasciò cadere lentamente sull’orlo del letto.

«Sei passata in mezzo nel tempo?»

Lessa annuì, con un gesto lento. Il terrore cominciava a svanire dai suoi occhi.

«In mezzo nel tempo,» mormorò F’lar. «Mi chiedo se…»

La sua mente esaminò fulminea le varie possibilità. Forse questo avrebbe fatto inclinare in modo decisivo i piatti della bilancia, per quanto riguardava la sopravvivenza del Weyr. Non riusciva a pensare con esattezza al modo di sfruttare quella facoltà straordinaria; tuttavia doveva costituire un vantaggio, per loro.

Si udì un rombo nel pozzo di servizio. Prese la caraffa dalla piattaforma e riempì due boccali.

A Lessa tremavano tanto le mani che non riuscì a portarsi il suo alle labbra. F’lar l’aiutò, chiedendosi se passare in mezzo nel tempo provocasse invariabilmente uno shock di quel genere. In tal caso, non sarebbe stato un vantaggio. Se Lessa si era spaventata abbastanza, quel giorno, forse la prossima volta non avrebbe più ignorato i suoi ordini: e per lui sarebbe stato un bene.

Dalla grotta della regina, Mnementh gli comunicò sbuffando la sua opinione in proposito. F’lar non gli badò.