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Tu vuoi provare il trucco di Lessa, disse il drago, per nulla turbato al pensiero dell’esperimento.

F’lar accarezzò affettuosamente il grande collo incurvato. Hai capito come hanno fatto Ramoth e Lessa?

Chiunque può capirlo, rispose Mnementh, con l’equivalente di una scrollata di spalle. A quando stai pensando?

Prima di quell’istante, F’lar non ne aveva avuto la più vaga idea. Adesso, infallibilmente, i suoi pensieri lo portarono indietro, fino al giorno d’estate in cui il bronzeo Hath di R’gul aveva preso il volo per accoppiarsi con la grottesca Nemorth, e R’gul era diventato Comandante del Weyr succedendo a F’lon, il padre di F’lar.

Solo il gelo del mezzo gli fece capire che il trasferimento si era compiuto; erano ancora librati sopra la Pietra della Stella. F’lar si chiese se avevano fallito. Poi si accorse che il sole era in un’altra parte del cielo, e l’aria era quella, calda e dolce, dell’estate. Il Weyr, sotto di loro, era vuoto. Non c’erano draghi che prendevano il sole sui cornicioni, né donne affaccendate nella Conca. Un miscuglio di rumori invase i suoi sensi: risate rauche, grida, strilli, e un suono sommesso, cantilenante che dominava quel frastuono.

Poi, dalla direzione delle caserme dei giovani, nelle Caverne Inferiori, emersero due figure: un ragazzo e un giovane drago bronzeo. Il braccio del giovane giaceva inerte lungo il collo dell’animale. Dall’alto, i due osservatori ricevettero l’impressione di un totale avvilimento. I due andarono a fermarsi accanto al lago; il ragazzo guardò le calme acque azzurre, poi alzò gli occhi verso la grotta della regina.

F’lar riconobbe quel ragazzo che era lui stesso, e la compassione l’invase. Se avesse almeno potuto rassicurare quel giovane, straziato dal dolore, pieno di risentimenti, se avesse potuto promettergli che un giorno sarebbe diventato Comandante del Weyr…

All’improvviso, sbalordito dei propri pensieri, ordinò a Mnementh di ritornare. Il freddo assoluto del mezzo lo colpì in pieno volto, e quasi immediatamente fu sostituito dal normale freddo dell’inverno, quando riemersero.

Lentamente, Mnementh si diresse in volo verso la grotta della regina, turbato quanto F’lar da ciò che aveva visto.

Levatevi alti in gloria, bronzo ed oro. Tuffatevi allacciati ed esaltate il Forte.
Conta tre mesi e più cinque calde settimane, un giorno di gloria e poi, in un mese, chi cerca?
Un filo d’argento nel cielo… Nel caldo, tutto affretta, ed ogni tempo vola.

«Non so perché tu abbia chiesto a F’nor eli dissotterrare queste cose ridicole, nel Weyr di Ista,» esclamò Lessa, in tono esasperato. «Non sono altro che banalissimi appunti sulle misure di grano adoperate per fare il pane ogni giorno.»

F’lar alzò lo sguardo dalle Cronache che stava studiando e la fissò; sospirò e si appoggiò alla spalliera della sedia, stiracchiandosi con energia.

«E io pensavo,» fece Lessa con un’espressione malinconica sul vivace volto sottile, «che quelle venerabili Cronache contenessero la somma di tutte le tradizioni relative ai draghi e di tutta la saggezza umana. O almeno, così mi hanno fatto credere,» aggiunse, puntigliosa.

F’lar ridacchiò.

«Sono Cronache preziosissime, ma bisogna sviscerarle.»

Lessa arricciò il naso.

«Puah! Puzzano come se le avessimo sviscerate davvero… E l’unica cosa da fare sarebbe riseppellirle.»

«Ecco un’altra cosa che ci terrei a scoprire; l’antica tecnica che impediva alle pelli di indurirsi e di puzzare.»

«Comunque è stupido, servirsi delle pelli per scrivere. Dovrebbe esserci qualcosa di meglio. Caro Comandante del Weyr, ormai siamo troppo incartapecoriti.»

Mentre F’lar rideva allegramente di quella battuta, lei lo fissava spazientita. Poi si alzò di scatto, accesa da un altro dei suoi tipici balzi d’umore.

«Beh, non lo scoprirai. Non scoprirai quello che cerchi. Perché io so quello che vorresti trovare, e non è registrato nelle Cronache

«Spiegati.»

«Sarebbe ora che la smettessimo di nasconderci una verità molto spiacevole.»

«E cioè?»

«La sensazione che la Stella Rossa costituisce una minaccia e che i Fili verranno! Noi l’abbiamo deciso per pura presunzione, e poi siamo tornati indietro nel tempo, risalendo a momenti particolarmente decisivi delle nostre vite e abbiamo rafforzato quella sensazione in noi stessi del passato. Per te, è stato quando hai deciso di essere destinato…» Pronunciò quella parola in tono irridente, «a diventare Comandante del Weyr, un giorno.

«Non potrebbe darsi,» continuò, sprezzante, «che il nostro ultraconservatore R’gul abbia ragione? Che non ci siano più stati Fili negli ultimi quattrocento Giri perché non esistono più? E che per questa ragione ci siano così pochi draghi, perché i draghi sentono di non essere più indispensabili a Pern? E che noi siamo davvero anacronistici e parassiti?»

F’lar non sapeva per quanto tempo era rimasto a guardare il volto amareggiato di Lessa, né quanto avesse impiegato per trovare risposte a quelle domande.

«Tutto è possibile, Dama del Weyr,» rispose con voce calma. «Incluso il fatto improbabile che una bambina di undici anni, spaventata a morte, progettasse di vendicarsi dell’assassino dei suoi familiari… e ci riuscisse, contro ogni probabilità.»

Lessa avanzò involontariamente di un passo, colpita da quella replica inaspettata, e ascoltò attenta.

«Preferisco credere,» continuò F’lar, inesorabile, «che la vita non consista soltanto nell’allevare draghi e nel partecipare ai Giochi di primavera. Questo non basta, per me. E sono riuscito a convincere anche altri a guardare più avanti, oltre l’interesse e la comodità personale. Ho dato loro uno scopo, una disciplina Tutti, al Weyr e nelle Fortezze, ci hanno guadagnato.

«Non sto frugando in queste Cronache nella speranza di trovare una certezza. Sto cercando di trovare fatti concreti.

«Posso provare, Dama del Weyr, che i Fili ci sono stati. Posso provare che vi sono stati Intervalli durante i quali i Weyr sono decaduti. Posso provare che, se la vedi incorniciata direttamente dalla Roccia dell’Occhio nel momento del solstizio d’inverno, la Stella Rossa passerà abbastanza vicina a Pern da lasciar piovere i Fili. Poiché posso provare tutto questo, credo che Pern sia in pericolo. Lo credo io non il ragazzo di quindici Giri fa. Lo crede F’lar, il cavaliere bronzeo, il Comandante del Weyr!»

Vide le ombre del dubbio negli occhi di Lessa, ma sentì che i suoi argomenti cominciavano a rassicurarla.

«Ti sei sentita costretta a credermi già una volta,» continuò, in tono più dolce. «Quando ti ho detto che avresti potuto diventare Dama del Weyr. Mi hai creduto e…» Indicò con un gesto tutto ciò che stava attorno a loro.

Lei ebbe un sorriso debole, senza gaiezza.

«È successo perché non avevo mai pensato a ciò che avrei fatto dopo aver visto Fax morto ai miei piedi. Certo, essere la compagna di Ramoth è meraviglioso, ma…» Aggrottò lievemente la fronte. «Non basta più. È per questo che tenevo tanto ad imparare a volare e…»

«… ed è per questo che è incominciata la nostra discussione,» concluse F’lar, sardonico.

Poi si sporse attraverso la tavola.

«Credi con me, Lessa, fino a quando non avrai motivo di non credere più. Io rispetto i tuoi dubbi. Non c’è nulla di male a dubitare. Qualche volta conduce a una fede più grande. Ma credimi fino a primavera. Se allora i Fili non saranno ancora discesi…» Alzò le spalle, in un gesto fatalista.