Lessa lo fissò per un lungo attimo e poi inclinò lentamente il capo, in segno di accettazione.
F’lar cercò di nascondere il sollievo che provava per quella decisione. Aveva avuto modo di accorgersi che Lessa era sia un’avversaria implacabile che un’abile alleata. E oltre a questo, era la Dama del Weyr, indispensabile ai suoi piani.
«E adesso torniamo ad occuparci di queste banalità. Sai, mi dicono il tempo, il luogo e la durata delle incursioni dei Fili,» fece, sollevando la testa per rivolgerle un sogghigno rassicurante. «E ho bisogno di questi dati per preparare la mia tabella dei tempi.»
«La tabella dei tempi? Ma hai detto che non sapevi quando…»
«Non conosco esattamente il giorno in cui i Fili possono incominciare a cadere. Tanto per incominciare, quando il clima si mantiene così insolitamente freddo per questa stagione, i Fili diventano fragili e volano via, come polvere. Sono innocui. Invece, quando l’aria è tiepida, sono vivi… e mortali.» Serrò entrambe le mani a pugno, posandole una accanto all’altra sul piano della tavola. «La Stella Rossa è la mia mano destra, la sinistra è Pern. La Stella Rossa gira molto rapidamente e si muove nella direzione opposta, rispetto a noi. Inoltre, compie movimenti irregolari.»
«Come fai a saperlo?»
«C’è un diagramma sulle pareti del Terreno della Schiusa, al Weyr di Fort. È stato il primo Weyr, lo sai.»
Lessa sorrise acida.
«Lo so.»
«Quindi, quando la Stella effettua un passaggio, i Fili vorticano lontano e scendono verso di noi, in attacchi che durano sei ore e si verificano, approssimativamente, a quattordici ore di distanza l’uno dall’altro.»
«Gli attacchi durano sei ore?»
F’lar annuì, gravemente.
«Quando la Stella Rossa è più vicina a noi. Proprio in questo momento sta incominciando il Passaggio.»
Lei aggrottò la fronte.
L’uomo frugò tra le pergamene sparpagliate sulla tavola; un oggetto cadde sul pavimento di pietra con un tonfo metallico.
Incuriosita, Lessa si piegò per raccoglierlo, e rigirò tra le mani la lamina sottile.
«Che cos’è questo?» Fece scorrere leggermente un dito sopra il disegno irregolare che appariva su una delle facciate.
«Non lo so. F’nor l’ha portato dal Weyr di Fort. Era inchiodato ad uno dei cassettoni che contenevano le Cronache. L’ha preso perché ha pensato che potesse essere importante. E ha detto che c’era una lamina come questa sotto il diagramma della Stella Rossa sulla parete del Terreno della Schiusa.»
«La prima parte è abbastanza chiara: ’Il padre del padre di mia madre, che è andato in mezzo per sempre, diceva che questa era la chiave del mistero, e che gli era venuto in mente mentre stava sgorbiando; diceva che aveva detto: ARRHENIUS? EUREKA! LAMIACORIZA…’ Certo, questa parte non ha senso,» sbuffò Lessa. «Non sono neppure pernese, le ultime tre parole: sono sillabe a vanvera.»
«Ho studiato questo scritto, Lessa,» rispose F’lar, tirando a sé la lamina per riconfermare le sue conclusioni. «L’unico modo per andarsene in mezzo per sempre è morire, giusto? La gente non vola via da sola, evidentemente. Perciò si tratta di una visione in punto di morte, trascritta con diligenza da un pronipote che non sapeva neppure esprimersi bene. Ha usato ’sgorbiando’ invece di ’agonizzando’!» Sorrise, indulgente. «E in quanto al resto, dopo quelle parole senza senso… Come quasi tutte le visioni in punto di morte, ’spiega’ quello che tutti sanno già. Leggi.»
«’Lanciafiamme lucertole fiammeggianti per spazzare via le spore QE.D.’?»
«Anche questo non serve a niente. È chiaro, si tratta di un primitivo, felice di essere un dragoniere, ma che non conosce neppure il nome esatto dei Fili.» La scrollata di spalle di F’lar era molto espressiva.
Lessa s’inumidì la punta di un dito, per provare se lo scritto era stato tracciato con l’inchiostro. Il metallo era molto lucido, e avrebbe potuto servire da specchio, se lei avesse potuto cancellare i disegni. Ma i tratti rimasero nitidi.
«Primitivi o no, conoscevano un sistema per registrare le loro visioni molto più efficace delle pergamene meglio conservate,» mormorò.
«Comunque, sono parole a vanvera,» disse F’lar, piegandosi di nuovo sulle pergamene, alla ricerca di dati controllabili.
«Forse una ballata scritta male?» fece Lessa; poi se ne disinteressò. «Il disegno non è neppure ben fatto.»
F’lar spinse avanti un diagramma che mostrava fasce orizzontali sovrapposte tracciate sulla proiezione della massa continentale di Pern.
«Ecco,» disse. «Questo rappresenta le ondate dell’attacco, e questo…» Prese un secondo diagramma a fasce verticali. «Questo mostra le zone orarie. Quindi, come puoi vedere, con intervalli di quattordici ore, solo certe parti di Pern sono oggetto di ogni attacco. ti una delle ragioni per cui i Weyr vennero creati lontani l’uno dall’altro.»
«Sei Weyr completi,» mormorò Lessa. «Sono quasi tremila draghi.»
«Conosco anch’io le statistiche,» rispose lui, con voce incolore. «Significava che nessun Weyr doveva addossarsi tutto il peso dell’azione al momento degli attacchi, non già che dovessero essere disponibili contemporaneamente tutti i tremila draghi. Comunque, secondo queste tavole, possiamo tirare avanti fino a quando sarà maturata la prima covata di Ramoth.»
Lessa gli lanciò un’occhiata cinica.
«Hai una gran fiducia nella capacità di una sola regina.»
L’altro liquidò con un gesto impaziente l’osservazione.
«Qualunque sia la tua opinione, ho più fede nel sorprendente ricorrere degli eventi nelle Cronache.»
«Ah!»
«Non sto parlando delle misure di grano per il pane quotidiano, Lessa,» ribatté lui, alzando la voce. «Mi riferisco ad altre notizie: quando è stato mandato in servizio di pattugliamento il tale o il talaltro squadrone, quanto è durato il pattugliamento stesso, quanti cavalieri sono rimasti feriti. Le capacità riproduttive delle regine durante i cinquant’anni che corrispondono alla durata di un Passaggio e negli Intervalli tra un Passaggio e l’altro. Sì, è chiaro. Secondo tutto ciò che ho studiato qui,» aggiunse F’lar, battendo con enfasi la mano sul mucchio più vicino di pelli polverose e puzzolenti, «Nemorth avrebbe dovuto accoppiarsi due volte ogni Giro, negli ultimi dieci. Se anche avesse tenuto la misera media di dodici uova per covata, avremmo duecentoquaranta draghi in più… Non m’interrompere. Ma avevamo Jora come Dama del Weyr e R’gul come Comandante del Weyr, ed eravamo caduti in disgrazia agli occhi dell’intero pianeta, durante un Intervallo di quattrocento Giri. Bene, Ramoth non deporrà una misera dozzina d’uova, e ricorda quello che ti dico: deporrà anche un uovo di regina. Si leverà spesso in volo per accoppiarsi e farà molte uova. Prima che arrivi il momento in cui la Stella Rossa passerà più vicina e gli attacchi saranno più frequenti, noi saremo pronti.»
Lessa lo guardò, gli occhi spalancati per l’incredulità.
«Grazie a Ramoth?»
«Grazie a Ramoth ed alle regine sue figlie. Ricorda: le Cronache riferiscono che Faranth depose sessanta uova in una sola covata, e tra queste parecchie uova di regina.»
Lessa si limitò a scuotere lentamente il capo, sbalordita.
«’Un filo d’argento / nel cielo… Nel caldo, tutto affretta, / ed ogni tempo vola,’» citò F’lar.
«Devono passare ancora intere settimane prima che Ramoth deponga le uova; e poi dovranno schiudersi…»