«Esattamente come avevo predetto, un uovo di regina, per la madre di noi tutti!» disse la voce di F’lar nell’orecchio di Lessa. «E scommetto che nasceranno almeno dieci bronzei.»
Lessa alzò lo sguardo verso di lui: si sentiva completamente in armonia con il Comandante del Weyr, in quel momento. Poi scorse Mnementh che, fieramente accovacciato su un cornicione, guardava con tenerezza la sua compagna. D’impulso, Lessa posò la mano sul braccio di F’lar.
«F’lar, ti credo.»
«Soltanto adesso?» rispose ironico F’lar: ma il suo sorriso era ampio, i suoi occhi orgogliosi.
Anche se gli ordini di F’lar, nei mesi seguenti, non posero fine alle discussioni e ai mormorii tra la gente del Weyr, a Lessa sembrarono Punico risultato logico del loro colloquio, dopo che Ramoth ebbe finito di deporre l’esaltante totale di quarantun uova.
F’lar cominciò ad abbandonare parecchie tradizioni, suscitando risentimenti non soltanto nell’animo conservatore di R’gul…
Disgustata delle dottrine ormai logore che tanto l’avevano irritata durante il periodo in cui R’gul era Comandante del Weyr, e piena di rispetto per l’intelligenza di F’lar, Lessa l’appoggiava senza riserve. Forse non avrebbe mantenuto la promessa di credergli fino alla primavera, se non avesse visto realizzarsi, una dopo l’altra, tutte le sue predizioni. Queste, tuttavia, non erano basate sulle premonizioni di cui lei non si fidava più dopo la sua esperienza nel tempo; erano fondate su fatti documentati.
Non appena i gusci delle uova s’indurirono e Ramoth ebbe fatto rotolare da una parte l’uovo dorato, scostandolo da quelle chiazzate per covarlo meglio, F’lar condusse sul Terreno della Schiusa gli aspiranti cavalieri. Secondo la tradizione, i candidati dovevano vedere le uova per la prima volta il giorno dello Schema di Apprendimento. A quel nuovo precedente, F’lar ne aggiunse altri: ben pochi dei sessanta e più ragazzi erano nati e cresciuti nel Weyr, e quasi tutti avevano passato i quindici anni. I candidati dovevano abituarsi alle uova, toccarle, accarezzarle, accettare l’idea che ne sarebbero usciti giovani draghi, ansiosi di ricevere l’Apprendimento. F’lar era convinto che quegli esercizi sarebbero serviti a ridurre il numero dei morti e dei feriti durante l’Apprendimento; in passato, i ragazzi erano troppo spaventati per aver la presenza di spirito di togliersi dal percorso dei piccoli draghi impacciati.
F’lar aveva poi chiesto a Lessa di convincere Ramoth a lasciar avvicinare Kylara al suo prezioso uovo dorato. Kylara si affrettò a svezzare il figlioletto e prese a trascorrere ore intere accanto all’uovo dorato, mentre Lessa l’istruiva. Nonostante il suo attaccamento, non troppo stretto, a T’bor, Kylara dimostrava un’aperta preferenza per la compagnia di F’lar. Lessa, perciò, s’impegnò a fondo per realizzare il progetto ideato da F’lar, perché significava che Kylara si sarebbe trasferita al Weyr di Fort con la regina neonata.
F’lar aveva scelto come candidati molti giovani nati nelle Fortezze anche per un altro scopo. Poco prima della Schiusa e dell’Apprendimento, Lytol, il Connestabile della Fortezza di Ruatha, inviò un altro messaggio.
«Sembra che quell’uomo si diverta a mandare brutte notizie,» osservò Lessa, quando F’lar passò a lei la pergamena.
«È sempre pessimista,» ammise F’nor. Era stato lui a portare il messaggio. «Quel bambino mi fa pena, sempre a contatto con un individuo così tetro.»
Lessa fissò il cavaliere marrone aggrottando la fronte. Si irritava ancora ogni volta che sentiva parlare del figlio di Gemma, ora Signore della Fortezza che era appartenuta ai suoi antenati. Eppure… poiché involontariamente aveva causato la morte della madre del piccino, e poiché non poteva essere nello stesso tempo Dama del Weyr e Signore di una Fortezza, era giusto che Jaxom, il figlio di Gemma, fosse il Signore di Ruatha.
«Io, comunque,» osservò F’lar, «gli sono grato per i suoi avvertimenti. Sospettavo che prima o poi Meron avrebbe ricominciato a creare fastidi.»
«Ha gli occhi sfuggenti, come Fax,» commentò Lessa.
«Occhi sfuggenti o no, è molto pericoloso,» rispose F’lar. «E non posso permettere che continui a spargere la voce che noi scegliamo apposta uomini del Sangue per indebolire le Casate.»
«Comunque, abbiamo scelto più figli di artigiani che figli di Signori,» sbuffò F’nor.
«A me non va che continui a ripetere che i Fili non sono comparsi,» fece cupamente Lessa.
F’lar scrollò le spalle.
«Appariranno a tempo debito. Per fortuna, il clima si è mantenuto freddo. Quando migliorerà e farà più caldo, e i Fili continueranno a non farsi vedere, allora mi preoccuperò.» Sorrise a Lessa, per ricordare la promessa che gli aveva fatto.
F’nor si schiarì la gola e distolse lo sguardo.
«Comunque,» proseguì il Comandante del Weyr in tono energico, «posso fare qualcosa per quanto riguarda l’altra accusa.»
Perciò, quando fu chiaro che le uova erano ormai sul punto di schiudersi, F’lar infranse un’altra tradizione antichissima, e mandò i cavalieri a prelevare, nelle Fortezze e nei quartieri degli artigiani, i padri dei giovani candidati.
La grande Caverna della Schiusa sembrava quasi piena. Gli abitanti del Weyr e gli ospiti venuti dalle Fortezze assistevano alla scena dai ripiani elevati, a una certa distanza dal Terreno surriscaldato. Questa volta, osservò Lessa, non c’era più una atmosfera di paura. I giovani candidati erano tesi, questo sì, ma non atterriti alla vista delle uova che ondeggiavano e si scheggiavano. Quando i piccoli draghi, dai movimenti ancora mal coordinati, inciampavano goffamente (e a Lessa sembrò che si guardassero volutamente intorno, scrutando i volti ansiosi dei ragazzi come se avessero già ricevuto un pre-Apprendimento), i giovani o si facevano da parte o avanzavano premurosi, mentre il drago pigolante faceva la sua scelta. Gli Apprendimenti si compirono rapidamente, e non vi furono incidenti. Anche troppo presto, pensò Lessa, il trionfale corteo di draghetti barcollanti e di nuovi, fierissimi cavalieri uscì ondeggiando dal Terreno della Schiusa per raggiungere le caserme.
La giovane regina uscì dal guscio e si avviò senza sbagliare verso Kylara, che stava ritta, fiduciosa, sulla sabbia calda. I draghi che assistevano alla scena mormorarono la loro approvazione.
«È finito troppo presto,» disse quella sera Lessa a F’lar, in tono deluso.
Lui rise indulgente, concedendosi una rara serata di quiete, dopo che un’altra fase del suo piano si era realizzata secondo le previsioni. Gli ospiti delle Fortezze erano stati riportati a casa, abbagliati e storditi, molto impressionati a loro volta dal Weyr e dal Comandante del Weyr.
«È perché questa volta tu stavi a guardare,» osservò F’lar, scostandosi dalla fronte una ciocca di capelli neri che gl’impediva di guardare il profilo di Lessa. Rise di nuovo. «Penso avrai notato che Naton…»
«N’ton,» lo corresse lei.
«Giusto, N’ton… Ha compiuto lo Schema di Apprendimento di un bronzeo.»
«Esattamente come tu avevi predetto,» rispose lei, con una sfumatura di asprezza.
«E Kylara è la Dama del Weyr di Pridith.»
Lessa non rispose a quell’ultima frase, e fece del suo meglio per ignorare la risata di lui.