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F’lar esaminò frettolosamente le spalle del drago, cercandovi i segni delle possibili ustioni.

Sono molto veloce nelle schivate, gli disse Mnementh, allontanandosi da una massa di Fili pericolosamente vicina. Un drago marrone li seguì nella picchiata e ridusse i Fili in cenere.

Forse qualche attimo dopo, o forse qualche centinaio d’ore dopo, F’lar abbassò lo sguardo, sorpreso, sul mare illuminato dal sole. I Fili, adesso, cadevano innocui nell’acqua salata. Nerat era ad Est, sulla sua destra, e l’estremità rocciosa si incurvava verso occidente.

F’lar sentiva la stanchezza in ogni muscolo. Nell’eccitazione della battaglia frenetica, aveva dimenticato le ustioni sanguinanti sulla guancia e sulla spalla. Ma adesso, mentre Mnementh planava lentamente, le ferite dolevano e bruciavano.

Disse a Mnementh di salire; quando ebbero raggiunto una quota sufficiente, rimasero librati lassù. Non riuscì a scorgere Fili che scendessero verso la terra. Sotto di lui, i draghi volavano, a quote diverse, cercando ogni possibile traccia delle tane, spiando nel timore di scorgere alberi che crollassero all’improvviso o piante che si sgretolassero.

«Torniamo al Weyr,» ordinò a Mnementh con un pesante sospiro. Udì il bronzeo trasmettere il comando agli altri, e nello stesso istante si ritrovò nel mezzo. Era così stanco che non visualizzò neppure il luogo, e tanto meno il tempo, affidandosi all’istinto del drago perché lo riportasse a casa attraverso il tempo e lo spazio. 

Onora quelli che tengono i draghi nel pensiero e nell’opera in favore. Interi mondi son salvi o perduti, e ciò dipende dal loro valore.

 La testa levata verso la Pietra della Stella sul Picco di Benden, Lessa, dal cornicione, seguì i quattro squadroni con gli occhi, fino a quando sparirono.

Sospirando profondamente per quietare le sue paure, scese correndo le scale, verso il fondo del Weyr di Benden. Notò che qualcuno stava accendendo un fuoco accanto al lago, e che Manora già impartiva ordini alle donne, con voce chiara ma tranquilla.

Il vecchio C’gan aveva fatto schierare gli allievi. Scorse le occhiate invidiose dei nuovi dragonieri, affacciati alle finestre delle caserme. Avrebbero avuto tutto il tempo di cavalcare anche loro un drago fiammeggiante. F’lar aveva fatto capire che sarebbero trascorsi parecchi Giri, prima che gli attacchi dei Fili terminassero.

Lessa rabbrividì quando si avvicinò agli allievi, ma riuscì a rivolgere loro un sorriso. Riferì gli ordini, e li mandò ad avvertire le Fortezze, dopo aver controllato rapidamente con ogni drago, per accertare che i dragonieri avessero dati punti di riferimento ben chiari. Ben presto, le Fortezze avrebbero cominciato a ribollire.

Canth le disse che c’erano i Fili anche a Keroon: cadevano sulla parte della Baia di Nerat più vicina a Keroon. Le disse che secondo F’nor non sarebbero bastati due squadroni per proteggere gli ampi pascoli.

Lessa si fermò di colpo, cercando di calcolare quanti squadroni erano già usciti.

Lo squadrone di K’net è ancora qui, l’informò Ramoth in quel momento. Sul Picco.

Lessa alzò lo sguardo e vide il bronzeo Piyanth spiegare le ali in segno di risposta. Gli disse di recarsi in mezzo a Keroon, nei pressi della Baia di Nerat. Prontamente, l’intero squadrone si levò in volo, poi scomparve.

Lei si volse, con un sospiro, a dire qualcosa a Manora, quando una raffica di vento ed un orrendo fetore la fecero vacillare. Sopra il Weyr, l’aria era piena di draghi. Stava per chiedere a Piyanth perché non era andato a Keroon quando si accorse che lassù c’erano molti più draghi, in volo, dei venti dello squadrone di K’net.

Ma te ne sei appena andato! gridò, quando riconobbe la mole inconfondibile del bronzeo Mnementh.

Due ore fa, rispose Mnementh, in tono così stanco che Lessa, per simpatia, chiuse gli occhi.

Alcuni draghi stavano planando per rientrare, molto in fretta. Dalle loro mosse impacciate si capiva che erano stati feriti.

Subito le donne presero i secchi di unguento e gli stracci puliti, segnalando ai feriti di scendere. Il balsamo calmante venne spalmato sulle ustioni, nei punti in cui le ali sembravano coperte di festoni neri e rossi.

Per quanto potesse essere ferito seriamente, ogni cavaliere pensava prima a curare il proprio animale.

Lessa teneva d’occhio Mnementh, sicura che F’lar non avrebbe tenuto in volo l’enorme drago bronzeo, se fosse stato ferito. Intanto, aiutava T’sum a curare l’ala destra di Munth, dolorosamente trapassata; e notò all’improvviso che il cielo, al di sopra della Stella Rossa, era deserto.

Facendosi forza, finì di curare Munth prima di andare in cerca del grande drago bronzeo e del suo cavaliere. Quando li trovò anche Kylara, impegnata a spalmare unguento sulla guancia e sulla spalla di F’lar. Si avviò con aria decisa verso i due, quando fu raggiunta da un appello concitato di Canth. Vide Mnementh alzare di scatto la testa; anche lui aveva captato il messaggio del drago marrone.

«F’lar, Canth dice che hanno bisogno d’aiuto,» gridò Lessa. Non notò che Kylara si era dileguata tra le altre donne indaffarate.

F’lar non era ferito gravemente, Lessa se ne accertò subito. Kylara aveva già curato le ustioni, che parevano poco profonde. Qualcuno gli aveva procurato una nuova tunica, per sostituire quella lacerata dai Fili. Lui aggrottò la fronte, e rabbrividì perché la contrazione aveva irritato la ferita. Trangugiò in fretta il suo klah.

Mnementh, com’è il conteggio degli abili? Oh, lascia stare, rimandali in volo con un carico completo di pietre focaie.

«Come ti senti?» chiese, posandogli una mano sul braccio per trattenerlo. Non poteva andarsene così!

F’lar le rivolse un sorriso stanco, le mise tra le mani il boccale vuoto e gliele strinse con forza. Poi volteggiò sul collo di Mnementh. Qualcuno gli consegnò un pesante carico di sacchi.

Draghi azzurri, verdi, marroni e bronzei si innalzarono dalla Conca del Weyr in rapida successione. Poco più di sessanta animali si librarono per qualche istante nell’aria, là dove pochi minuti prima se ne erano innalzati ottanta.

Così pochi draghi, così pochi cavalieri! Per quanto tempo avrebbero potuto continuare?

Canth disse che F’nor aveva bisogno di altre pietre focaie.

Lessa si guardò attorno, ansiosamente. Nessuno degli allievi era ancora ritornato dalle missioni alle Fortezze. Un drago fece udire un lagno supplichevole. Lessa si voltò di scatto, ma era soltanto la piccola Pridith, che attraversava incespicando il Weyr, diretta ai campi del pasto urtando scherzosamente Kylara mentre camminava. Gli altri draghi rimasti erano tutti feriti o… Lo sguardo di Lessa cadde su C’gan, che stava uscendo in quel momento dall’alloggio degli allievi.

«C’gan, tu e Tagath potreste portare altre pietre focaie a F’nor, su Keroon?»

«Certamente,» la rassicurò il vecchio cavaliere azzurro, gonfiando il petto per l’orgoglio e con gli occhi scintillanti. Lessa non aveva pensato di inviarlo in missione da qualche parte, eppure lui aveva vissuto tutta la sua esistenza preparandosi per una situazione come quella. Non era giusto privarlo di quell’occasione.

Gli sorrise con aria d’approvazione; insieme, ammucchiarono pesanti sacchi di pietre focaie sul collo di Tagath. Il vecchio drago azzurro sbuffava e saltellava, come se fosse tornato giovane e forte. Lessa trasmise loro i punti di riferimento che Canth aveva visualizzato per lei.