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I dragonierí devono volare quando i Fili son nel cielo!
Interi mondi son salvi o perduti e ciò dipende dal loro valore.

Come F’lar aveva previsto, l’attacco ebbe termine a mezzogiorno, e i draghi e i cavalieri, esausti, furono accolti dall’acuto barrito di Ramoth, di vedetta sul Picco.

Lessa accertò che F’lar non aveva subito altre ferite, che quelle di F’nor erano superficiali, e che Manora teneva occupata Kylara nelle cucine. Poi si dedicò interamente a organizzare l’assistenza ai feriti.

Al crepuscolo, sul Weyr scese una pace irrequieta: il silenzio di menti e di corpi troppo stanchi o troppo doloranti per parlare. Lessa stava controllando l’elenco degli uomini e dei draghi feriti. Nella prossima battaglia contro i Fili sarebbero mancati ventotto tra uomini, e draghi. C’gan era l’unico caduto; ma a Keroon erano rimasti feriti gravemente quattro draghi e sette uomini, che sarebbero rimasti fuori combattimento per mesi interi.

Attraversò la Conca per raggiungere il suo alloggio, riluttante ma rassegnata a portare a F’lar quelle avvilenti notizie.

Aveva immaginato di trovarlo in camera da letto, ma lui non c’era. Ramoth stava già dormendo quando Lessa le passò accanto per recarsi nella Sala del Consiglio: anche quella era vuota. Perpelssa e un po’ allarmata, scese quasi correndo la scala che portava alla Sala delle Cronache, e vi trovò F’lar che studiava le pergamene ammuffite, il viso tirato ed esausto.

«Che ci fai, qui?» gli chiese, rabbiosamente. «Dovresti essere a dormire.»

«Anche tu,» rispose F’lar.

«Aiutavo Manora a curare i feriti…»

«A ciascuno il suo mestiere.» F’lar si risollevò dalla tavola, massaggiandosi il collo e ruotando la spalla illesa per sgranchire i muscoli irrigiditi.

«Non riuscivo a dormire,» ammise. «Così ho pensato di vedere cosa potevo trovare nelle Cronache.»

«Che cosa cerchi, ancora?» gridò Lessa, esasperata. Come se le Cronache avessero una risposta per tutto! Evidentemente, le tremende responsabilità della difesa di Pern cominciavano a pesare sul Comandante del Weyr. C’era stata la tensione della prima battaglia, la perdita di energie causata dal passaggio in mezzo al tempo per giungere a Nerat anticipando la caduta dei Fili.

F’lar sogghignò e accennò a Lessa di sedere accanto a lui, sulla panca accostata alla parete.

«Ho bisogno di trovare la risposta ad un problema assillante: come può un solo Weyr ad effettivi ridotti sostenere i combattimenti che dovrebbero essere condotti da sei Weyr?»

Lessa cercò di dominare il panico che l’assaliva salendo, come una marea gelida, dalle sue viscere.

«Oh, a questo provvederanno le tue tabelle dei tempi,» rispose, coraggiosamente. «Riuscirai a mantenere gli effettivi fino a quando i quaranta giovani draghi potranno unirsi agli altri.»

F’lar inarcò un sopracciglio, sarcasticamente.

«Siamo sinceri, Lessa.»

«Ma ci sono già stati lunghi Intervalli, prima d’ora,» ribatté lei. «E poiché Pern è sopravvissuta, può sopravvivere ancora.»

«In precedenza i Weyr erano sei. E venti o più Giri prima che la Stella Rossa incominciasse il Passaggio, le regine incominciavano a deporre covate enormi. Tutte le regine, non solo la nostra buona Ramoth. Oh, come maledico Jora!» Balzò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro, ricacciandosi nervosamente dalla fronte la ciocca di capelli neri che cadeva a velargli gli occhi.

Lessa era dibattuta tra il desiderio di confortarlo e la paura soffocante che le rendeva difficile il pensare.

«Non eri così dubbioso…»

F’lar si girò di scatto.

«Non lo ero prima d’incontrare direttamente i Fili e di contare il numero dei feriti. Le probabilità sono contro di noi. Anche supponendo che possiamo montare altri cavalieri sui draghi illesi, sarà difficile riuscire a mantenere in volo continuamente un effettivo sufficiente, ed una guardia a terra.» Notò l’aria perplessa di lei e spiegò. «Domani bisognerà raggiungere Nerat a piedi. Sarei uno sciocco se credessi che siamo riusciti a cogliere e a bruciare tutti i Fili a mezz’aria.»

«Incarica i Signori delle Fortezze di provvedere a questo. Non possono murarsi nella sicurezza delle Fortezze Interne e lasciare che facciamo tutto noi. Se non fossero stati così egoisti e così stupidi in passato…»

F’lar l’interruppe con un gesto brusco.

«Faranno la loro parte,» le assicurò. «Ho convocato un Consiglio al gran completo per danni; tutti i Signori delle Fortezze e tutti i Maestri delle Arti. Ma non basta controllare dove cadono i Fili. Come si può distruggere quelli che sono penetrati in profondità? Le fiammate dei draghi vanno benissimo nell’aria e in superficie, ma non servono a nulla, un metro sottoterra.»

«Oh, a questo non avevo pensato. Ma le fosse…»

«… esistono soltanto sulle alture e attorno agli insediamenti umani, non nei pascoli di Keroon o nelle foreste pluviali di Nerat.»

Era un pensiero avvilente. Lessa ebbe una breve risata priva di gaiezza.

«Sono stata molto miope a pensare che i nostri draghi bastassero a liquidare i Fili. Eppure…» E alzò le spalle, in un gesto significativo.

«Ci sono altri metodi,» continuò F’lar. «O meglio, c’erano. Dovevano esserci. Mi è capitato spesso di leggere che le Fortezze organizzavano unità a terra, armate con il fuoco. Ma non viene mai spiegato di cosa si trattasse, forse perché allora lo sapevano tutti.» Alzò le mani in un gesto di disgusto e si lasciò ricadere sulla panca. «Neppure cinquecento draghi sarebbero bastati a bruciare tutti i Fili che sono caduti oggi. Eppure loro erano riusciti a mantenere Pern libero dai Fili.»

«Pern, certamente. Ma il Continente Meridionale non è andato perduto? Oppure erano troppo occupati a difendere Pern?»

«Nessuno si è occupato del Continente Meridionale almeno da centomila Giri,» ribatté F’lar.

«Sulle carte c’è,» gli ricordò Lessa.

Lui guardò con una smorfia di disgusto le Cronache ammucchiate sulla lunga tavola.

«La risposta deve essere lì. Da qualche parte.»

C’era una punta di disperazione nella sua voce; una specie di autoaccusa per non essere riuscito a scoprire quei dati sfuggenti.

«Almeno metà di quelle Cronache sarebbero ormai illeggibili anche per chi le ha scritte,» osservò Lessa in tono acido. «E poi, è stato grazie alle tue idee che abbiamo potuto cavarcela fino ad ora. Sei stato tu a compilare le tabelle dei tempi, e guarda quanto ci sono già state utili.»

«Mi sto mostrando di nuovo troppo incartapecorito, eh?» chiese F’lar, mentre un mezzo sorriso gli incurvava l’angolo della bocca.

«Sicuro,» gli garantì Lessa, ostentando una sicurezza che non provava. «Sappiamo bene tutti e due che le Cronache sono colpevoli di molte e ridicole omissioni.»

«Ben detto, Lessa. Perciò dimentichiamo questi precetti antiquati e fuorvianti e pensiamo con la nostra testa. Innanzi tutto, abbiamo bisogno di altri draghi. In secondo luogo, ne abbiamo bisogno adesso. Terzo, abbiamo bisogno di qualcosa di efficiente quanto un drago fiammeggiante per distruggere i Fili penetrati nel terreno.»

F’lar rise francamente, abbracciandola.

«Tu pensi a una cosa sola, no?» chiese, ironico, mentre l’accarezzava con mani impazienti.

Lessa cercò di respingerlo senza riuscirvi. Per quanto fosse stanco e ferito, era sorprendentemente pronto a far l’amore. Come quella Kylara. Immaginarsi la presunzione di quella donna, perché gli aveva curato le ferite!

«Tra le mie responsabilità come Dama del Weyr c’è anche quella di occuparmi di te, Comandante del Weyr.»

«Ma tu hai trascorso ore ed ore con i cavalieri azzurri e mi hai lasciato alle tenere premure di Kylara.»