Vincet deglutì innervosito e impallidì al pensiero di ciò che potevano fare i Fili alla sua terra fertile e verdeggiante.
«Avremo bisogno dell’aiuto dei tuoi migliori uomini della giungla…»
«Aiuto? Ma hai detto… che avete liquidato il primo attacco…»
«È inutile correre rischi,» rispose F’lar, facendo capire che il volo di pattuglia era soltanto una precauzione, anziché una necessità.
Vincet deglutì ancora, si guardò ansiosamente intorno alla ricerca di un appoggio, e non ne trovò. Tra breve, anche tutti gli altri si sarebbero trovali nella sua stessa situazione.
«Tra poco arriveranno due pattuglie anche a Keroon e ad Igen.» F’lar guardò prima il Nobile Corman, poi il Nobile Banger, che annuirono gravemente. «Mi sia permesso dire, per tranquillizzarvi, che non vi saranno altri attacchi, per tre giorni e quattro ore.» E batté la mano su una delle carte. «I Fili cominceranno a cadere approssimativamente qui, su Telgar, poi andranno alla deriva verso Ovest, attraverso la parte meridionale di Croni, che è montagnosa, e poi passeranno sopra Ruatha e sull’estremità Sud di Nabol.»
«Come puoi esserne così certo?»
F’lar riconobbe immediatamente la voce sprezzante di Meron di Nabol.
«I Fili non cadono a caso, Nobile Meron,» rispose. «Scendono secondo uno schema perfettamente prevedibile; gli attacchi durano esattamente sei ore. Gli intervalli tra gli attacchi si ridurranno, poco a poco, durante i prossimi Giri, via via che la Stella Rossa si farà più vicina. Poi, per circa quaranta Giri completi, quando la Stella Rossa ci passerà accanto e si allontanerà da noi, gli attacchi si ripeteranno ogni quattordici ore, investendo il nostro mondo secondo una precisa tabella oraria.»
«Questo lo dici tu,» ringhiò Meron. Si levò un mormorio sommesso di approvazione.
«Questo lo dicono le Ballate dell’Insegnamento,» intervenne Larad, in tono fermo.
Meron lanciò un’occhiata aspra al Signore di Telgar e riprese a parlare.
«Ricordo un’altra delle tue predizioni. Avevi detto che i Fili avrebbero cominciato a cadere subito dopo il Solstizio.»
«E così è stato,» l’interruppe F’lar. «Sono caduti sotto forma di polvere nera, al Nord. E se abbiamo potuto godere di questo rinvio, dobbiamo ringraziare la fortuna, che ci ha mandato un inverno eccezionalmente lungo e freddo.»
«La polvere?» chiese Nessel di Crom. «Quella polvere era… i Fili?» Quell’uomo era un consanguineo di Fax e subiva l’influenza di Meron; era anziano, e aveva imparato la lezione dal comportamento sanguinario del bellicoso parente, ma non aveva mai avuto il coraggio di imitarlo. «La mia Fortezza e le mie terre ne sono ancora piene. È molto pericoloso?»
F’lar scosse il capo con forza.
«Da quanto tempo la polvere nera ha invaso le tue terre? Da settimane, mi pare. Ha ancora causato qualche danno?»
Nessel aggrottò la fronte.
«Le tue carte m’interessano molto, Comandante del Weyr,» disse con calma Larad di Telgar. «Possono darci un’idea esatta delle zone in cui cadranno i Fili, nelle nostre terre?»
«Sì. E puoi anche calcolare che i dragonieri arriveranno poco prima dell’inizio dell’invasione,» proseguì F’lar. «Tuttavia, è necessario che anche voi prendiate certi provvedimenti, ed è per questo che ho convocato il Consiglio.»
«Un momento!» brontolò Corman di Keroon. «Vorrei una copia di quelle carte. Voglio sapere che cosa significano, in realtà, quelle fasce e quelle linee ondulate. Voglio…»
«Naturalmente, avrai una tabella oraria. Ho intenzione di chiedere al Maestro Arpista Robinton,» e F’lar accennò rispettosamente con il capo verso l’uomo che aveva nominato, «di sovraintendere al lavoro di copiatura e di assicurarsi che tutti capiscano bene il significato dei dati.»
Robinton, un uomo alto e magro dalla faccia segnata e malinconica, rispose con un profondo inchino. Un lieve sorriso gli inarcò le labbra, quando vide che i Signori delle Fortezze gli lanciavano occhiate speranzose. La sua categoria, come quella dei dragonieri, era stata a lungo derisa, e quel nuovo rispetto lo divertiva. Aveva un acuto senso del ridicolo, e un’immaginazione molto fertile. La situazione in cui lo scettico Pern era venuto a trovarsi era troppo ironica per non solleticare il suo innato senso di giustizia. Per il momento si accontentò di rispondere con un inchino ed una frase blanda.
«’In verità tutti dovranno ascoltare il Maestro’» La voce era profonda, le parole pronunciate senza inflessioni dialettali.
F’lar, che stava per riprendere a parlare, lanciò un’occhiata a Robinton: aveva compreso il doppio taglio di quel verso. Anche Larad si girò in fretta verso il Maestro Arpista e si schiarì la gola.
«Avremo le carte,» disse, precedendo Meron, che aveva aperto la bocca per parlare. «Avremo i dragonieri quando cadranno i Fili. Quali sono gli altri provvedimenti? E perché sono necessari?»
Tutti gli sguardi si appuntarono di nuovo su F’lar.
«Abbiamo soltanto un Weyr, mentre un tempo ce n’erano sei.»
«Ma si è diffusa la notizia che Ramoth ha deposto più di quaranta uova,» esclamò qualcuno, dalle ultime file. «E perché ci avete portato via tanti giovani?»
«Quarantini draghi ancora immaturi,» rispose F’lar. Si augurò che quella spedizione al Sud desse risultati positivi. Nella voce di quell’uomo era riconoscibile una paura autentica. «Crescono bene e in fretta. Per il momento, finché i Fili non ci investono troppo di frequente, all’inizio del Passaggio della Stella Rossa, il nostro Weyr è sufficiente… se avremo la vostra collaborazione. La tradizione vuole,» e accennò con il capo in direzione di Robinton, custode delle tradizioni, «che voi Signori delle Fortezze siate responsabili soltanto delle vostre abitazioni, adeguatamente protette dalle fosse dei fuochi e dalla pietra nuda. Ma è primavera, e si è lasciato che le nostre montagne si coprissero di vegetazione. I campi arati sono pieni di messi in fiore. Perciò, l’estensione di terreno vulnerabile ai Fili è troppo vasta perché un solo Weyr, in questo momento, possa occuparsi del servizio di pattugliamento, senza esaurire le forze dei draghi e dei cavalieri.»
A quell’ammissione, un mormorio spaventato e incollerito si diffuse rapido nella sala.
«Fra poco,» continuò in tono imperturbabile F’lar, «Ramoth si leverà per un altro volo nuziale. Ovviamente, nei tempi andati, le regine incominciavano a deporre un gran numero di uova molti Giri prima del Solstizio decisivo, e tra l’altro mettevano al mondo altre regine. Purtroppo, Jora era vecchia e malata, e Namorth intrattabile. Quindi…» Qualcuno lo interruppe.
«Voi dragonieri, con tutte le vostre arie, ci condurrete tutti alla rovina!»
«La colpa è vostra!» si levò tagliente da voce di Robinton, tra le grida che fecero eco a quelle parole. «Riconoscetelo, una volta per tutte. Avete onorato il Weyr meno ancora di quanto avreste onorato il covile del vostro wher da guardia! Ma adesso i ladri sono sulle alture, e voi gridate perché quel povero rettile è vicino a morire di abbandono. Che cosa volete fargli? Percuoterlo? Quando l’avete confinato nel suo covile perché aveva cercato di avvertirvi, di indurvi a prepararvi in vista dell’invasione? La colpa è vostra, non del Comandante del Weyr o dei dragonieri che hanno fatto onestamente il loro dovere per centinaia di Giri, tenendo in vita la razza dei draghi… nonostante le vostre proteste. Quanti di voi,» continuò, in tono sferzante, «sono stati generosi verso il Weyr? Da quando sono divenuto Maestro della mia Arte, troppo spesso i miei arpisti mi hanno detto di essere stati percossi per avere cantato i vecchi canti, come era loro dovere. Vi siete guadagnati solamente il diritto, buoni Signori e Maestri delle Arti, di strisciare dentro i vostri rifugi di pietra a tremare, mentre i raccolti muoiono prima ancora di maturare!»