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Lessa annuì, approvando.

«Ramoth, Canth… non vi sconvolge l’idea di non avere un Weyr?»

Noi non siamo mica vissuti sempre nelle grotte, rispose Ramoth con una certa alterigia, rigirandosi nell’acqua. Le piccole onde create dai suoi movimenti si spinsero fino a riva, sfiorando Lessa e F’nor che si erano seduti sul tronco di un albero caduto. Il Sole qui è caldo e gradevole, e l’acqua è fresca. Mi piacerebbe molto stare qui, ma non mi ci volete lasciare.

«È seccata,» bisbigliò Lessa a F’nor. «Lascia questo posto a Pridith, cara,» disse in tono suasivo alla regina. «Tu hai il Weyr e tutto il resto.»

Ramoth si immerse nell’acqua, lanciando sbuffi di schiuma per tutta risposta.

Canth ammise che non aveva nulla in contrario a vivere senza un Weyr. La terra asciutta era più calda della pietra e ci si poteva dormire benissimo, dopo aver scavato per formare una depressione adatta. No, non avrebbe affatto rimpianto la mancanza della grotta, purché ci fosse abbastanza da mangiare.

«Faremo portare del bestiame,» disse F’nor, pensieroso. «Quanto basta per mettere in piedi una bella mandria numerosa. Certo, i wherry, qui, sono enormi. Ora che ci penso, questo pianoro non ha vie d’uscita. Non deve essere necessario recintarlo. Comunque controllerò. Per il resto, c’è il lago e spazio sufficiente per costruire abitazioni per gli esseri umani. Mi sembra l’ideale. Basta uscire e allungare la mano per prendere la colazione dagli alberi.»

«Forse sarà opportuno scegliere persone che non siano cresciute nelle Fortezze,» aggiunse Lessa. «Si sentirebbero a disagio, lontano dalla protezione delle alture e delle mura.» Rise, brevemente. «Sono schiava dell’abitudine più di quanto credessi. Questo spazio aperto, deserto e silenzioso, mi sembra… indecente.» Rabbrividì un poco, scrutando la vasta pianura che si estendeva al di là del lago.

«A me sembra un posto ricco e incantevole,» la corresse F’nor, alzandosi per cogliere altri frutti rosso-arancio. «E questa roba è squisita. Non ricordo di averne mai assaggiata di così buona neanche a Nerat, eppure è della stessa varietà.»

«Innegabilmente, è migliore della frutta che arriva al Weyr. Nerat, temo, si serve per prima, e lascia gli avanzi al Weyr.»

Ripresero a mangiare, avidamente.

Quando ricominciarono l’esplorazione, scoprirono che il pianoro era isolato e abbastanza ampio per allevarvi un’enorme mandria di bestiame destinato a servire come cibo ai draghi. Terminava in un brusco salto affacciato sulla giungla più fitta, da una parte, e dall’altra finiva alla scarpata che portava al mare. I grandi alberi avrebbero fornito la materia prima per costruire abitazioni per gli esseri umani. Ramoth e Canth erano concordi nell’affermare che i draghi si sarebbero trovati a loro agio sotto il pesante fogliame della giungla.

Poiché quella zona del continente aveva un clima molto simile a quello della parte alta di Nerat, non vi sarebbe mai stato un caldo eccessivo, né un freddo troppo intenso.

Tuttavia, mentre Lessa era piuttosto contenta di andarsene, F’nor appariva riluttante a ripartire.

«Possiamo passare in mezzo nel tempo e nello spazio, al ritorno,» insistette alla fine lei. «Saremo al Weyr nel tardo pomeriggio. A quell’ora, sicuramente, i Signori se ne saranno andati.»

F’nor si decise, e Lessa si preparò ad affrontare il trapasso nel mezzo. Si chiese perché quando si trattava di spostamenti nel tempo, passare in mezzo la sconvolgeva assai più di quando si trattava di spostamenti geografici, dato che per i draghi, invece, non c’era alcuna differenza. Ramoth percepì il suo avvilimento e cantilenò per incoraggiarla. Il lunghissimo intervallo tenebroso nel freddo assoluto, nel mezzo, si concluse improvvisamente nella luce del Sole, al di sopra del Weyr.

Un po’ sorpresa, Lessa vide fardelli e sacchi ammucchiati davanti alle Caverne Inferiori; i dragonieri sovrintendevano al carico dei rispettivi animali.

«Che cosa succede?» chiese F’nor.

«Oh, F’lar aveva previsto un risultato positivo,» lo tranquillizzò Lessa in tono disinvolto.

Mnementh, che stava assistendo alle operazioni di carico dal cornicione dell’alloggio della regina, trasmise ai due esploratori un saluto e l’annuncio che F’lar li pregava di raggiungerlo immediatamente.

Lo trovarono, come al solito, chino su alcune pergamene delle Cronache, tra le più vecchie e illeggibili che aveva portato nella Sala del Consiglio.

«Dunque?» chiese, rivolgendo ai due un ampio sorriso di benvenuto.

«Il Continente Meridionale è verde, lussureggiante e ospitale,» dichiarò Lessa, fissandolo con attenzione. Lui sapeva anche qualcosa di più. Bene, si augurava che sapesse misurare le parole. F’nor non era uno sciocco, e quella precognizione era pericolosa.

«È proprio quello che speravo di sentirvi dire,» proseguì calmo F’lar. «Venite, spiegatemi in tutti i particolari quello che avete osservato e scoperto. Sarà un piacere riempire gli spazi vuoti di questa carta.»

Lessa lasciò che fosse F’nor a fare il rapporto. F’lar ascoltò con attenzione sincera, prendendo appunti.

«In previsione che il risultato dell’esplorazione fosse positivo, avevo incominciato a far preparare le provviste e ad avvertire i cavalieri che dovranno accompagnarti,» disse a F’nor, quando questi ebbe finito di parlare. «Ricorda, abbiamo solo tre giorni, in questo tempo, per rimandarti indietro di dieci Giri. Noi non abbiamo altro tempo a disposizione. E dobbiamo avere molti altri draghi adulti, pronti a combattere a Telgar fra tre giorni. Quindi, mentre per te saranno passati dieci Giri, qui trascorreranno tre giorni soltanto. Lessa, avevi ragione di pensare che le persone più adatte sono quelle cresciute nelle fattorie. Per fortuna, i candidati dragonieri che abbiamo rintracciato durante l’ultima Cerca per i futuri figli di Pridith provengono quasi tutti da famiglie artigiane e contadine. E in buona parte quei trentadue ragazzi non hanno passato i quindici anni.»

«Trentadue?» esclamò F’nor. «Dovremmo averne una cinquantina. I draghetti devono avere qualche possibilità di scegliere, anche se abituiamo i candidati ai draghi prima ancora della Schiusa.»

F’lar alzò le spalle, noncurante.

«Allora manda a prenderne altri. Tu ne avrai tutto il tempo, ricordalo.» Ridacchiò, come se fosse sul punto di aggiungere qualcosa, poi preferì tacere.

F’nor non ebbe la possibilità di mettersi a discutere con il Comandante del Weyr, perché questi cominciò subito a impartire altre istruzioni.

F’nor doveva condurre con sé i suoi compagni di squadrone per addestrare i giovani. Avrebbero portato con sé i quaranta giovani draghi della prima covata di Ramoth: Kylara con Pridith, la sua regina, T’bor e il suo drago bronzeo, Piyanth. Anche il giovane bronzeo di N’ton avrebbe potuto essere pronto per il volo nuziale contemporaneamente a Pridith, quindi la giovane regina aveva la possibilità di scegliere almeno tra due bronzei.

«E se avessimo trovato il continente del tutto spoglio?» chiese F’nor, ancora sconcertato dalla sicurezza del fratellastro. «Che cosa avremmo fatto?»

«Oh, avremmo dovuto mandarvi indietro, diciamo, nelle Terre Alte,» rispose F’lar, con troppa disinvoltura; e subito si affrettò a proseguire. «Manderei anche altri bronzei, ma mi serviranno tutti qui per andare in cerca degli eventuali Fili interrati a Keroon e a Nerat. A Nerat ne hanno già dissepolti parecchi. Mi hanno detto che a Vincet per poco non è venuto un colpo per lo spavento.»

Lessa espose in poche parole risentite ciò che pensava del Signore di Nerat.