«Hai detto che un balzo in mezzo sulla distanza di dieci Giri non ha provocato inconvenienti?» chiese T’ton a Lessa, quando tutti i Comandanti dei Weyr ed il Maestro Arpista si radunarono per discutere il problema.
«Nessun inconveniente. Si impiega… oh, diciamo il doppio di quanto occorre per un balzo da un luogo all’altro.»
«Ma il balzo di quattrocento Giri ti ha lasciata sbilanciata. Uhm. Forse segmenti di venti o venticinque Giri potrebbero andare bene.»
La proposta trovò favore fino a quando non intervenne D’ram, il cauto Comandante di Ista.
«Non vorrei sembrarvi un vigliacco, ma c’è una possibilità di cui non abbiamo parlato. Come possiamo sapere se abbiamo compiuto il balzo in mezzo e siamo giunti ai tempi di Lessa? Passare in mezzo è molto rischioso. Spesso perdiamo degli uomini. E Lessa è riuscita a sopravvivere a malapena.»
«È giusto, D’ram,» approvò vivacemente T’ton. «Ma io ritengo che molte cose dimostrino che noi siamo andati… o andremo… avanti nel tempo. Innanzi tutto gli indizi. Erano diretti tutti a Lessa. La stessa situazione d’emergenza che ha vuotato i Weyr l’ha indotta a tornare indietro per chiedere il nostro aiuto…»
«D’accordo, d’accordo,» l’interruppe impaziente D’ram. «Ma volevo dire un’altra cosa. Puoi essere certo che abbiamo raggiunto il tempo di Lessa? Non è ancora accaduto. Siamo sicuri che è possibile?»
T’ton fu l’unico che frugò nella propria mente alla ricerca di una risposta. Poi, all’improvviso, batté le mani, a palme in giù, sul piano della tavola.
«Per l’Uovo, qui si tratta di scegliere tra il morire lentamente senza far nulla e il morire rapidamente tentando di agire. Ne ho più che abbastanza della vita tranquilla che noi dragonieri dobbiamo condurre, quando la Stella Rossa è passata, fino a quando andiamo in mezzo per la vecchiaia. Confesso che quasi mi dispiace di vedere la Stella Rossa che rimpicciolisce nel cielo della sera. Ecco cosa vi dico: afferriamo il rischio con tutte e due le mani e scrolliamolo fino a quando sparisce. Noi siamo dragonieri, no? Nati e addestrati per combattere i Fili. Andiamo a caccia, allora… di qui a quattrocento Giri!»
Il volto tirato di Lessa si rilassò. Aveva riconosciuto la validità della possibilità alternativa di D’ram, che aveva suscitato nel suo cuore una paura amara. Rischiare la propria vita era una cosa, ma mettere a repentaglio centinaia di uomini e di draghi, e tutti gli abitanti dei Weyr che li avrebbero accompagnati…
Le parole squillanti di T’ton liquidarono una volta per tutte quelle considerazioni.
«E io,» esclamò il Maestro Arpista con voce esultante, soverchiando le grida di approvazione, «credo di conoscere i punti di riferimento.» Un sorriso stupito gli illuminò il volto. «Venti Giri o duemila che siano, avete una guida! Ed è stato T’ton a indicarla. Quando la Stella Rossa si allontana facendosi più fioca nel cielo della sera…»
Più tardi tracciarono l’orbita della Stella Rossa, e scoprirono che quella soluzione, in realtà, era molto facile; risero tutti all’idea che l’eterna nemica diventasse la loro guida.
Sulla vetta del Weyr di Fort, come su tutti gli altri, c’erano delle grandi pietre. Erano collocate in modo che, in certi periodi di tempo, segnassero l’avvicinarsi e l’allontanarsi della Stella Rossa, lanciata nella sua orbita irregolare di duecento Giri attorno al Sole. Consultando le Cronache dove, tra le altre informazioni frammentarie, erano registrati anche i vagabondaggi della Stella Rossa, non fu difficile precalcolare balzi in mezzo di venticinque Giri per ogni Weyr. Venne deciso che gli effettivi di ogni Weyr avrebbero compiuto i balzi in mezzo al di sopra della propria base, perché senza dubbio si sarebbe verificato qualche incidente, se milleottocento draghi a pieno carico avessero tentato la manovra in un’unica località.
Ormai, per Lessa, ogni attimo che la separava dal suo tempo era un’eternità. Da un mese era lontana da F’lar, e sentiva la sua mancanza più di quanto avesse mai immaginato. E poi, temeva che Ramoth si accoppiasse lì, lontano da Mnementh. Naturalmente, c’erano draghi bronzei e cavalieri bronzei pronti ad offrirsi; ma a Lessa non interessavano affatto.
T’ton e Mardra la tennero occupata con i molti particolari organizzativi dell’esodo. Nei Weyr non dovevano restare tracce, ad eccezione dell’arazzo e del Canto delle Domande che sarebbero stati compiuti in una data successiva.
Con un sollievo che le riempì gli occhi di lacrime, Lessa lanciò Ramoth in alto nel cielo notturno, per prendere posto a fianco di T’ton e di Mardra al di sopra della Pietra della Stella del Weyr di Fort. Negli altri Weyr, i grandi squadroni erano disposti in formazione, pronti anch’essi alla partenza.
Quando i draghi dei Comandanti dei Weyr segnalarono a Lessa che tutto era a posto, e che tutti avevano in mente i punti di riferimento rappresentati dalle posizioni della Stella Rossa, fu proprio la viaggiatrice venuta dal futuro ad impartire l’ordine di balzare in mezzo.
Avevano compiuto undici balzi in mezzo. I bronzei dei Comandanti dei Weyr comunicavano con Lessa mentre riposavano per brevi intervalli tra un balzo e l’altro. Di tutti i milleottocento draghi, soltanto quattro non riuscirono ad avanzare nel tempo: e si trattava di bestie molto vecchie. Tutti i cinque contingenti approvarono la proposta di sostare per consumare un rapido pasto e un klah bollente prima del balzo finale, che sarebbe stato di soli dodici Giri.
«È più facile,» osservò T’ton, mentre Mardra serviva il klah, «compiere balzi di venticinque Giri che non di dodici.» Alzò lo sguardo verso la Stella Rossa, che era stata la loro guida infallibile. «Non si sposta di molto. Conto su di te, Lessa, per avere altri punti di riferimento.»
«Voglio tornare a Ruatha prima che F’lar scopra che sono scomparsa.» Lessa rabbrividì mentre guardava a sua volta la Stella Rossa nel cielo dell’alba, e sorseggiò in fretta il klah bollente. «Ho visto la Stella così una volta… no, due volte, a Ruatha.» Fissò T’ton. Si sentì stringere la gola, mentre ripensava a quella mattina, quando aveva deciso che la Stella Rossa rappresentava ’per lei una minaccia, tre giorni prima che Fax e F’lar giungessero alla Fortezza di Ruatha. Fax era morto trafitto dalla spada di F’lar, e lei era andata a vivere al Weyr di Benden. Una vertigine la colse; si sentì debole, stranamente sconvolta. E questo non era successo, quando si erano fermati per sostare le altre volte, tra un balzo e l’altro.
«Ti senti bene, Lessa?» chiese allarmata Mardra. «Sei pallidissima e tremi.» Le cinse le spalle con un braccio, lanciando uno sguardo preoccupato al suo compagno.
«Dodici Giri fa ero a Ruatha,» mormorò Lessa, aggrappandosi alla mano dell’amica. «Ero due volte a Ruatha. Andiamocene, presto. Sono troppe volte in questa mattina. Devo tornare indietro, devo tornare da F’lar. Sarà furibondo.»
Il tono isterico della sua voce allarmò Mardra e T’ton. Quest’ultimo si affrettò ad ordinare di spegnere i fuochi, di montare sui draghi e di prepararsi per l’ultimo balzo.